Terremoti nella zona flegrea: nuova polemica contro le trivellazioni


Si sono contati circa 31 terremoti nelle ultime ore nella zona flegrea, nessuno dei quali ha superato la magnitudo 2.5, tuttavia la frequenza è preoccupante. Ed è proprio in questo clima di ascendente tensione cittadina che ritorna la discussione sulla centrale geotermica prevista proprio alle falde del super-vulcano.

Si tratta di un vulcano attivo in piena città, a ridosso di quartieri densamente popolati: l’onirico paesaggio lunare, avvolto nelle nuvole di zolfo, cela un potenziale esplosivo superiore quasi 100 volte a quello pompeiano del 79 d.C..

Costruire una centrale geotermica significa perforare il suolo con profonde trivellazioni che andrebbero a sollecitare la camera magmatica del vulcano, con la possibilità di innescare, oltre a movimenti sismici, esternazioni di gas; inoltre, si andrebbe comunque a provocare una zona altamente a rischio fino ad arrivare, nelle ipotesi più gravi, a causare una probabile eruzione.

A giugno scorso, si sono attivati già in piazza Baldo a Pozzuoli decine di cittadini del fronte No alla realizzazione dell’impianto e all’avvio delle trivellazioni in via Scarfoglio, tra Agnano e Pozzuoli.

Alle iniziative di protesta, le quali fanno capo al comitato NoTriv, erano presenti anche sindaci di alcuni comuni della zona in questione, come Quarto; attualmente il progetto è sottoposto all’analisi del Ministero dell’Ambiente e qualsiasi cittadino può esporre richieste di chiarimenti e illustrazioni in merito.

Nel mondo scientifico, le opinioni dei vulcanologi sono contrapposte, tuttavia la maggior parte di essi sono schierati contro le trivellazioni, come Giuseppe Mastrolorenzo (che abbiamo intervistato poco tempo fa), vulcanologo dell’ Ingv, di fama internazionale.

“Minime sollecitazioni come una perforazione”, spiega l’esperto al Corriere della Sera, “possono innescare grandi effetti perché la caldera dei Camp Flegrei è un sistema molto instabile. Con delle ricerche negli ultimi decenni abbiamo dimostrato che anche una piccola fratturazione in profondità, si possono innescare processi di amplificazione di infiltrazione dei fluidi nelle rocce, aumenti di temperatura e deformazioni del suolo».

Ancora, Mastrolorenzo in un video esplicativo pubblicato da youmedia (fanpage), parla di possibili “eruzioni freatiche” e, soprattutto, della mancanza, nel progetto, di un Piano di Sicurezza.

Inoltre, continua il vulcanologo, “(…) Nelle Azzorre, due anni fa, è stata fatta una trivellazione simile a quella eseguita a Bagnoli in un’area vulcanica e lì (la notizia è stata tenuta sotto silenzio), ci fu un’esplosione e intorno al pozzo esploso ci sono state delle fratture che hanno devastato l’area per centinaia di metri e ora stanno raggiungendo città vicine. Questo anche perché non sappiamo nel tempo dopo sollecitazioni di territori con queste caratteristiche cosa possa avvenire»

Quando la questione è stata messa in risalto, sia dall‘intervento di Matrolorenzo che dall’attivismo cittadino, le istituzioni hanno aperto un fascicolo in merito (anche perché la zona fu sequestrata per la mancata bonifica), principalmente per due questioni: in primis, la parte economica quindi circa la spesa pubblica e per quanto concerne la pericolosità delle operazioni.

Tuttavia il movimento cittadino non si ferma, così come quello degli scienziati contrari e, qualora le trivellazioni fossero pienamente concesse e attuate, ci sarebbero non pochi dissensi pubblici contro i permessi istituzionali.


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