Video. Tutti i segreti dell’Archivio del Banco di Napoli: il mistero sul Caravaggio


«Quando venne dimostrato il primato del Banco di Napoli, il Monte dei Paschi di Siena, che si vantava di essere la struttura di credito più antica d’Italia, ha dovuto eliminare questa definizione dal logo. E ha lasciato solo l’anno di fondazione, il 1472. Era 9 anni dopo il banco dell’Annunziata a Napoli».

Racconta a Il Mattino Daniele Maramma, Presidente della Fondazione Banco di Napoli; il banco dell’Annunziata a Napoli, infatti, nasce nel 1463 ed è da considerare il progenitore del Credito partenopeo, il quale nacque, in seguito, dall’unione degli 8 antichi banchi di Credito presenti nella città.

Cinque secoli di storia economica napoletana sono, oggi, racchiusi nell’archivio del Banco di Napoli, con sede a Palazzo Ricca in via dei Tribunali; e non si tratta solo di reperti e documenti economici: nella memoria del grande archivio sono presenti, fin dal 1539, fatti e accaduti storici, vere e proprie narrazioni sociali che la Fondazione ha deciso di aprire al pubblico. A tutto il pubblico e non solo agli studiosi o agli appartenenti al settore. E l’accesso a tali fonti, avverrà in una maniera tutt’altro che consona: coma spiega Maramma: «Vorremmo che, attraverso iniziative culturali e con espressioni artistiche e strumenti tecnologici, la città e i turisti possano rendersi conto dell’immenso patrimonio di conoscenza esistente nel cuore della città. La storia del credito diventa storia sociale».

Pertanto, si va in scena all’archivio. Saranno interpretate, da gruppi di drammaturghi, storie e vicende conservate nelle migliaia di libri delle 330 stanze che compongono l’edificio, il quale misura circa 14mila metri quadri.

Tra gli aneddoti particolari c’è l’incarico dato a Caravaggio, nel febbraio 1607, riguardo un dipinto da finire nel dicembre successivo (12 metri di altezza x 8 di larghezza), con l’anticipo di 200 ducati.

Non è dato sapere se l’opera è stata mai compiuta e quale esito ha avuto la vicenda.

Interessante, inoltre, è la presenza di documenti che testimoniano cifre in denaro che sarebbero servite a corrompere i generali borbonici durante la rivoluzione del 1799. Reperti già noti agli studiosi di storia ed economia, tuttavia non conosciuti dal popolo, il quale, ora potrà godere dei pezzi di storia messi in scena tra la polvere e la cultura dei nostri libroni.

Il video è de Il Corriere del Mezzogiorno


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