In Italia la laurea serve poco. Ecco chi riesce a trovare lavoro


Che la laurea, in Italia, non sia una garanzia di lavoro è, purtroppo, una realtà assoluta con la quale fanno i conti le nostre giovani menti. L’incertezza sull’impiego non viene risolta da un titolo di studio avanzato, anzi: spesso, chi ha passato anni sui libri si trova a doversi immettere tardi nel mondo del lavoro e, il più delle volte, è costretto ad accontentarsi di impieghi che nulla hanno a che fare con le sue conoscenze e privi di sbocchi.

La situazione, però, diventa ancor più preoccupante quando sono dei dati ufficiali a confermarla. Secondo le statistiche di Eurostat solo il 52,3% dei laureati italiani riesce a trovare un impiego nei tre anni successivi all’Università. Una realtà che si scontra con i dati relativi al resto degli stati europei: l’Italia è l’ultimo paese, dopo la Grecia, fra i 28 stati membri per numero di laureati “occupati”. La media europea in materia si attesta su 80% di impiegati e raggiunge i massimi picchi in Germania, Regno Unito e Francia dove quasi tutti i neo-laureati possono aspirare ad un radioso futuro lavorativo.

Un divario che a livello nazionale diventa un abisso fra Nord e Sud Italia. Abbiamo già parlato in passato di come le università delle regioni settentrionali della nostra penisola offrono maggiori possibilità di sbocchi lavorativi grazie ad un sistema di finanziamento statale che non fa altro che penalizzare da decenni gli atenei meridionali. Così, mentre le nostre storiche sedi universitarie vengono classificate di “Serie B” da classifiche e politici, i nostri brillanti giovani sono costretti ad abbandonare la loro terra per far valere i proprio titoli e meriti all’estero.


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