Contromano in Tangenziale, il dolore del papà di Livia: “Nello deve parlare!”


Non si danno pace i genitori di Livia Barbato, la giovane morta nello schianto causato dal fidanzato, Aniello Mormile, il quale la notte del 24 luglio scorso ha percorso contromano un tratto in Tangenziale provocando la morte di un altro innocente, Nello Miranda.

“Se potessi parlargli – dichiara il Gianfranco, papà di Livia – gli direi semplicemente Perchè lo hai fatto? Solo questo. Saperlo ci aiuterebbe a far quadrare il cerchio e chiudere in un certo senso la storia. Nello deve parlare, deve farlo per sé stesso, per Livia se davvero l’amava, per il signor Miranda, che è altra vittima e non va dimenticata, e per la famiglia del signor Miranda”. Un perchè a questa tragica vicenda non è stato ancora trovato, e non saperlo è ancora più struggente per due famiglie, che hanno perso i loro cari.

Livia era una ragazza solare, precisa e socievole, libera di prendere le sue scelte, di amare e di dare fiducia anche a chi in un attimo di follia ha cancellato per sempre il suo sorriso. Papà Gianfranco, si legge in un’intervista a IlMattino.it, ha dichiarato di conoscere Mormile: “Frequentava, anche se con moderazione, casa nostra, è anche capitato che siamo usciti tutti insieme con mia moglie, mio figlio, Livia e Nello. C’era tra noi una certa confidenza, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli e nei limiti della decenza e dell’educazione. Non avevo mai avuto alcun sospetto su di lui, zero assoluto e questa è una cosa che mi fa paura. Era il classico bravo ragazzo, con un lavoro, sogni che iniziava a realizzare, non era né il giovane disagiato né il figlio di papà”.

Il giovane dj, accusato di duplice omicidio volontario, dopo la tragedia ha ammesso di aver fatto qualcosa di terribile: “È la stessa frase che ha detto l’aggressore di quella giovane donna bruciata viva con un bimbo in grembo, giorni fa a Pozzuoli. Possibile ridimensionare tutto così? Le cazzate sono altre, questi sono atti criminali. E io ho scelto di parlare della nostra storia perché spero possa servire da monito a tanti ragazzi e ragazze, visti anche i recenti fatti di Pozzuoli, per cogliere quei segni che all’apparenza possono sembrare insignificanti. Se Livia li avesse colti sarebbe ancora qui con noi. O forse no. Davvero non riesco a trovare un senso, fosse stato un incidente classico sarebbe stato più facile da accettare ma così no. È difficile e ci sono ancora dei punti da chiarire”.

Quella inversione ad U eseguita da Aniello Mormile e la scelta di prendere la tangenziale è inspiegabile: “Per accompagnare Livia a casa non ce n’era bisogno – continua Gianfranco – e poi la manovra e il resto.. mi è sembrata un’azione voluta. Dopo l’inversione Nello ha avuto modo di dire ho sbagliato ora accosto, ha avuto due aree di servizio, un’area di sosta e l’uscita di Fuorigrotta, invece è andato dritto tranquillo nella corsia sbagliata, a velocità non eccessiva e guidando in modo più o meno corretto. Non sembrava la guida di uno ubriaco che non fosse in sé”.

Nessun odio e nessun rancore verso il ragazzo che ha portato via la sua Livia: “Può sembrare assurdo ma non provo sentimenti di odio verso Nello perché lo conosco e ancora adesso, nonostante il fatto che che ci sia un video e ci sia la prova, stento a credere che abbia fatto ciò che in realtà ha fatto“.

Eppure Livia manca tanto in quella casa dove è cresciuta tra l’amore e la protezione dei suoi genitori: “[..]Penso sempre di avere due figli, una moglie e un cane e a volte mi capita di apparecchiare per quattro. Quando sono in crisi vado nella stanza di Livia e strimpello la chitarra come facevano insieme, ma non è la stessa cosa”.

Il dolore ha dato vita ad un progetto per tenere vivo il ricordo di Livia Barbato: “Stiamo portando avanti un progetto intitolato Lilly Bartok, come il nome d’arte di Livia, che ha già consentito una borsa di studio a due giovani aspiranti fotografe di Scampia e domenica, al Piccolo di Fuorigrotta, ci sarà uno spettacolo teatrale con parte dell’incasso devoluto a favore di un progetto per bambini a nome di Livia”.


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