Cosa succede ai figli di un ex detenuto? La storia di un padre napoletano


Cosa succederebbe ad un padre ex detenuto se avesse scontato la propria condanna e fosse nuovamente inserito all’interno della società, se la moglie fosse poi completamente disinteressata dei bambini minorenni a tal punto da portare al giudice di primo grado un affidamento ad una famiglia estranea? Afferma la Cassazione “che i bambini possono restare con il padre ex detenuto, purché abbia subito un processo di riabilitazione e reinserimento sociale”, ossia, abbia scontato la pena e sia riuscito a trovare un’attività di lavoro continuata e retribuita.

Questo è ciò che è successo a Napoli, con la Cassazione che respinge il ricorso del Procuratore Generale di Napoli. Il PG aveva ricorso contro la sezione minorenni della Corte di Appello, dichiarando che le condizioni non erano idonee e sufficienti per affidare all’uomo i tre minorenni, restando più consona la decisione dei giudici di primo grado che avevano stabilito lo stato di adozione nei confronti dei ragazzi ad una famiglia estranea, proprio a causa del totale disinteresse della madre e la misura detentiva nei confronti del padre.

Tuttavia, quest’ultimo, una volta uscito dal carcere ha mostrato un forte attaccamento per i figli, facendo tutto ciò che fosse umanamente possibile per riottenere il riaffido. Dopo aver cercato a lungo è riuscito a farsi assumere al cimitero canile di Caserta, dove svolge un’attività di lavoro continuata e retribuita. Con lo stipendio percepito ha potuto pagare l’affitto di un piccolo appartamento, potendo contare sul sostegno di parenti e una donna con la quale conviveva. Una serie di interventi che hanno portato l’uomo a richiedere la revoca della sentenza del giudice di primo grado. Una revoca concessa quando anche le forze armate non hanno avuto nulla da eccepire sul suo reintegro sociale, nonostante i controlli siano stati numerosi e dettagliati.

A spargere sale sulla ferita è stato il Procuratore Generale che si è opposto alla sentenza della Corte D’Appello, un ricorso a sua volta rigettato dalla Cassazione. “Encomiabili iniziative”, così sono state pronunciate dai giudici napoletani, tutte quelle prese dal padre per poter ottenere il riaffidamento dei minori; iniziative riconosciute quando, a maggior ragione, gli accertamenti dei servizi sociali e dai ancor più rigorosi controlli delle forze di polizia hanno confermato la riabilitazione del condannato.

Nella sentenza depositata i giudici motivano la loro decisione, aggiungendo: “la valutazione di insussistenza dello stato di abbandono e la prognosi favorevole circa la corrispondenza al superiore interesse dei bambini dei ristabilimento del legame familiare piuttosto che della relativa rescissione”.


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