‘O Curneciello napulitano è il souvenir più venduto del Natale


Come una volta ebbe a dire il filosofo napoletano Benedetto Croce: “non credo alle superstizioni ma ne tengo conto”, così tutt’oggi ne tiene conto l’abitante di Napoli, e, a grande sorpresa, i suoi turisti.

Eh si, perché secondo la confartigianato di Napoli, il famoso corniciello è stato il souvenir più venduto durante queste festività natalizie (sentenza del 28 dicembre 2016, tribunale di Napoli n° 516, avente ad oggetto la contraffazione del marchio).

La cultura e l’estrazione sociale non c’entrano: la iettatura è di questo mondo, parola di napoletano, e a crederci sono soprattutto i visitatori che sembrano apprezzare le antiche arti dell’allontanamento del malocchio, preferendo, tra queste, quella semplicissima che consiste nel portare, preferibilmente al collo o in tasca, un corno, rigorosamente con specifiche caratteristiche: “tuosto, stuorto e cu ‘a ponta”rigido, storto e con la punta.

Per potere fare effetto, però, sempre secondo la superstizione popolare, il corniciello deve essere stato ricevuto in dono,e ancora, sempre a voler dar retta alla tradizione, deve essere fatto di corallo, a mano e di colore rosso.

Queste caratteristiche, necessarie affinchè il corniciello produca il suo effetto, godono di una spiegazione che tutti gli artigiani partenopei conoscono e perciò basta una passeggiata al centro storico per ricavarne i motivi:

il corallo è una pietra preziosa che ha, secondo la tradizione popolare, il potere di scongiurare il malaugurio e proteggere le donne incinte. Con questo materiale, pescato sui fondali del Mediterraneo, le botteghe dei maestri corallai del Vesuviano forgiano anche piccoli ciondoli a forma di rametti rossi lucidati; gioielli molto apprezzati dalle donne a Napoli;

fatto a mano perché ogni talismano fatto a mano acquisisce poteri benefici dalle mani che lo lavorano;

rosso perché già nel Medioevo era il colore che simboleggiava la vittoria sui nemici, per la sua cromatura simile al sangue umano.

Ma quali sono le sue origini?

Il corno è ritenuto di buon auspicio da tempo immemorabile per la sua forma fallica che lo rende un emblema di fertilità, virilità, forza fisica: si pensa infatti che gli oggetti a punta, specialmente se aventi forma di corno, difendono da cattive influenze e malasorte se portati con se.

Affreschi, risalenti al neolitico, che ci sono pervenuti simboleggiano gli abitanti delle capanne che appongono fuori dall’uscio un corno come auspicio di fertilità: in quei tempi la fertilità veniva associata alla fortuna in quanto, più un popolo era fertile, più era potente e quindi fortunato.

Secondo la mitologia, perfino Giove ne donò uno alla sua nutrice in segno di gratitudine,affinché essa potesse ottenere tutto ciò che desiderava.

Durante l’epoca preistorica si consolidò l’idea del corno portafortuna soprattutto in relazione al fatto che si riteneva che la potenza fisica degli animali fosse proporzionale alla grandezza delle loro corna.

Proprio per questo, per secoli, insigni condottieri (tra essi Alessandro Magno) si fecero raffigurare con questi ornamenti sul capo, anche perché le corna erano ritenute sia emblema di potere che di appartenenza e discendenza divina.

La gente comune, assoggettata ed affascinata da tali guerrieri investiti di potenza pseudo-divina, iniziò a costruirsi piccoli amuleti a forma di corna o di unico corno, fabbricandoli con materiali poveri quali il legno o la terracotta.

Fu così che con il trascorrere dei secoli essi divennero piccoli feticci del buon augurio e proprio nella nostra penisola comparve il primo cornetto rosso.

Nel Medioevo questi talismani si diffusero in tutta Europa ed i gioiellieri partenopei erano celebri ovunque per la creazione di collane e braccialetti ornati da innumerevoli cornetti del buon augurio.

Per gli uomini era usanza portare un solo cornetto e di toccarlo e baciarlo prima di un’impresa bellica o prima di concludere un affare. A tali gesti scaramantici si aggiunsero filastrocche popolari mescolate a preghiere pagane, rigorosamente recitate con il corno tra le mani.

Oggi sono migliaia i cornetti rossi venduti ogni anno in Italia, in particolare a Napoli, dove ne prendono vita di svariate forme e materiali, adoperati, più o meno consapevolmente, per ottenere fortuna al gioco del lotto o come talismani per avere successo negli affari.

Che sia verità oppure leggenda, a noi piace credere che il cornetto che regaliamo a un amico o un parente, abbia effetti benevoli e di protezione su di lui.

Quella di seguito riproposta è un’antica filastrocca medioevale tuttora usata nelle regioni meridionali d’Italia ha per caricare di buoni auspici il cornetto rosso e vincere al gioco del lotto: San Gennaro, san Girolamo, san Crispino, san Giustino usa il mio cornetto, dagli fuoco, dagli vento. San Gennaro, san Girolamo, usa il mio cornetto. San Crispino, san Giustino, fammi vincere il quattrino. Sant’Eufemia, Sant’Assunta, non tremate nell’aggiunta. Nel borsello il mio quattrino, il cornetto al santino”.


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