Omicidio Ciro Esposito, per i giudici quella di De Santis fu una bravata


Lo scorso 27 giugno la Corte d’Appello di Roma emise il verdetto definitivo sull’omicidio di Ciro Esposito, il tifoso napoletano sparato da Daniele De Santis il 3 maggio del 2014 poche ore antecedenti alla finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina.

In quella sede De Santis fu riconosciuto colpevole del delitto ma fu graziato da uno sconto di pena di 10 anni. L’omicida dovrà scontare 16 anni di carcere e non 26 rispetto alla sentenza di primo grado.

Questa mattina sul Corriere della Sera vengono pubblicate le motivazioni della sentenza.

«Scomposta azione dimostrativa. Non si capisce come lo si possa ritenere l’esca. Questa tesi appare frutto di una suggestione successiva ai fatti e prodotto di una elaborazione collettiva», scrivono i giudici.

Il giornalista del Corriere scrive così riguardo alla sentenza:

Per i giudici, la verità è semplice: De Santis è uscito dal Ciak Village perché «insofferente» alla presenza dei tanti tifosi napoletani che invasero Tor di Quinto lanciando petardi e fumogeni, «alcuni gioiosamente, altri meno». Poi, sempre secondo il giudice, è De Santis a cercare di ripararsi dietro il cancello, e qui viene colpito con un pugno da Ciro. Dopodiché apre il fuoco con la pistola che già impugnava «perché consapevole dei rischi della sua tragica bravata»”.


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