Decreto Mezzogiorno, scatta la clausola del 34% per gli investimenti al Sud


Convertito in legge lo scorso 27 febbraio 2017, sarà attuato a tutti gli effetti a partire dal mese prossimo. Una soglia minima del 34% da destinare – su base demografica – alle otto regioni del Sud Italia per gli investimenti dello Stato nel settore della Pubblica Amministrazione, questo quello che è stato ribattezzato “Decreto Mezzogiorno”, proposto dal ministro Gentiloni. A darne notizia il ministro per la Coesione Territoriale.

Secondo le stime fornite dalla Svimez (che sommano come base le spese di tutte le amministrazioni e non solo di quelle centrali oggetto della norma) se dal 2009 al 2015 fosse stata già attivata la clausola del 34%, il Pil del Mezzogiorno avrebbe praticamente dimezzato la perdita accusata dal 2008 (-5,4% anziché -10,75). L’occupazione sarebbe calata del 2,8% invece del 6,8%, salvando 300mila dei 500mila posti di lavoro che sono invece sfumati. Meglio tardi che mai, insomma.

È anche vero che la quota fissa del 34% mentre aumenterebbe le risorse investite al Sud, ridurrebbe quelle impiegate al Centro-Nord. Tuttavia in questo caso, secondo la Svimez, l’effetto depressivo sarebbe compensato dalla produzione e occupazione attivata nelle regioni del Centro-Nord per soddisfare una parte della domanda aggiuntiva che si mobiliterebbe al Sud. Effetto totale: saldo netto positivo per il Pil nazionale dello 0,2% e per l’occupazione di 185mila unità.

Il decreto Mezzogiorno prevede, comunque, che il ministro per la Coesione Territoriale monitori i flussi di spesa erogata e quindi il rispetto dell’obiettivo da raggiungere per le amministrazioni interessate. Inoltre il ministro medesimo ogni anno dovrà presentare alla Camera una relazione sull’attuazione del decreto.


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