Ticket sospeso, finora raccolti 1600 euro: “Grazie per quello che fate”


A Napoli dopo il caffè sospeso è arrivato anche il ticket sospeso, per aiutare chi è più in difficoltà economicamente. L’idea di tre medici di famiglia di Frattamaggiore è partita a gennaio scorso, e dopo nove mesi è tempo di fare un bilancio. Dall’avvio, sono stati raccolti 1600 euro per farmaci e prestazioni diagnostiche, una cifra non esaltante, ma non è tutto da buttare via. “Una cifra esigua in rapporto al numero dei pazienti che afferiscono al nostro studio, circa 4000 – fanno sapere i medici, come riporta Il Mattino – Dietro ogni donazione però ci sono storie di disagio economico, di dignità, di consapevolezza del fatto che esistono altre persone che versano in condizioni di maggiore bisogno del proprio“.

Sono tante, infatti, le persone che per scarse risorse economiche sono costrette a rinunciare ai più “elementari” esami clinici. A nove mesi, allora, i medici ci tengono a rendere pubblico il report contenente le entrate e le uscite (686 euro), proprio per far capire che anche una piccola donazione può essere importante. Infatti, se da un lato c’è chi è arrivato ad offrire fino a 300 euro, c’è anche chi ne ha donati 5, ma che per i medici ha “un valore simbolico importante, un gesto di solidarietà immenso“.

Nel riportare le testimonianze, il giornalista Giuseppe Maiello, spiega quanto sia difficile per chi è in difficoltà (spesso per vergogna) trovare il coraggio di accedere alla cassa. Non è un caso, infatti, che solo 17 persone, in 9 mesi, vi hanno fatto ricorso. Ma la riconoscenza non manca e qualche mese fa accanto ad un’ecografia è comparso un biglietto: “Grazie per quello che fate per noi assistiti, poveri invisibili, nascosti per lo Stato italiano ma molti visibili per tutti quelli che hanno un cuore vivo, che batte solo di carità come quello di tutti voi dello studio“.

C’è da andare avanti, allora, e i tre medici lo sanno bene. Non solo per gli italiani, però, ma anche per tanti stranieri, ormai sempre più “invisibili”. Straniero come il ragazzino rom proveniente dal campo di Caivano, non censito in alcuna anagrafe sanitaria, ma bisognoso di cure per delle verruche alle mani, e che qualche giorno fa si è presentato allo studio Humanitas che lo ha indirizzato verso uno specialista che lo ha assistito gratuitamente. Un’iniziativa lodevole che i promotori sperano diventi presto “contagiosa” per “ritrovare quel senso di solidarietà e condivisione fondamentali per la sopravvivenza di ogni comunità“.


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