Melanoma, l’immunoterapia fa passi da giganti: Napoli tra le eccellenze mondiali

Foto di: Fondazione Melanoma


Napoli è eccellenza nell’immunoterapia per combattere il Melanoma. Non è un caso che si stia tenendo proprio all’ombra del Vesuvio il congresso internazionale “Immunotherapy Bridge” che ha come oggetto la lotta ad uno dei tumori più aggressivi: almeno 200 specialisti, provenienti dai maggiori centri oncologici del mondo, che si stanno confrontando su ricerca e terapia. Non è un caso, dicevamo, anche perché il capoluogo campano vanta la presenza dell’Istituto tumori “Giovanni Pascale”, uno dei tre istituti al mondo che ha registrato il maggior numero di pazienti trattati con l’immunoterapia.

Il Melanoma è uno dei tumori più aggressivi, ma è anche uno dei più insidiosi perché non si manifesta con particolari allarmi, se non nella forma di un neo che si trasforma. Anche se la regola non risulta essere sempre certa, ad essere colpiti di più sono gli uomini giovani e adulti, fino ai 57 anni. La malattia, come si evince dal nome, colpisce i melanociti (presenti anche negli occhi, nelle orecchie e a volte anche in organi interni): cellule della pelle che producono e contengono melanina. Sono ben quattro i tipi di Melanoma che gli esperti, fino ad oggi, sono riusciti ad individuare: quello a diffusione superficiale e crescita lenta, che colpisce generalmente gambe, schiena e torace; quello nodulare a crescita rapida, che compare anche su testa e collo; poi c’è quello che prende di mira gli anziani, “lentigo maligna”, presentandosi come lentiggine; infine, il più raro, quello lentigginoso-acrale.

Pur essendo un tumore aggressivo, il Melanoma può essere trattato con successo, quanto più la diagnosi è precoce. Una diagnosi che gli esperti hanno riassunto nell’acronimo ABCDE: la A di “asimmetria”, quando una metà del neo è diversa dall’altra metà; la B di “bordi”, che si presentano irregolari; la C di “colore”, che va dal nero al rosso; la D di “dimensione”, che non deve raggiungere i 6mm di diametro; e la E di “evoluzione”, con cambiamento di forma e di spessore. Nel quasi terminato 2018, l’Italia ha avuto oltre 13700 casi in più, con il Nord più colpito rispetto al Sud. Tra le pelli più sensibili, con il fenotipo chiamato in causa, ci sono quelle chiare, meno protettive rispetto alle scure. Tra i maggiori indiziati, ad aprire le porte al Melanoma, c’è il Sole (preso nelle ore peggiori), ma soprattutto le scottature.

Per combattere il Melanoma è stata sviluppata, appunto, l’immunoterapia che sembra stia dando risultati importanti. Un successo, grazie a Ipilimumab (la prima molecola sviluppata), che sta tutto nei numeri: il 20 per cento dei pazienti in fase metastatica è vivo a dieci anni dalla diagnosi. Ma lo studio va avanti ed una fase sperimentale è pronta ed è oggetto di discussione in questi giorni a Napoli. Anche in questo caso i risultati sembrano confortanti: “Sono state coinvolte 727 persone con melanoma avanzato, 54 arruolate al ‘Pascale’spiega Paolo Ascierto, presidente di Fondazione Melanoma – Ipilimumab è stato approvato negli Stati Uniti e in Europa alla dose di 3 mg/Kg. Questo studio ha dimostrato che, a 5 anni, il 25% dei pazienti trattati con ipilimumab a un dosaggio maggiore (10 mg/Kg) è vivo rispetto al 19% di quelli che ne avevano assunto una quantità inferiore (3 mg/Kg)”. Il futuro, quindi, è tutto dell’immunoterapia che potrebbe diventare presto anche un’arma per combattere la ricomparsa, e non solo la cura, del Melanoma.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI