Manuel Agnelli: “Napoli non segue le mode. Mia figlia ha sangue napoletano”



Leader degli Afterhours, da più di trent’anni, Manuel Agnelli è uno dei protagonisti nel panorama indie rock italiano. I numeri parlano da soli: 11 album in studio, 2 live, 4 raccolte e una ventina di singoli che lo hanno reso famoso non sono in Italia ma anche in tutto il mondo.

Negli ultimi anni le sue partecipazioni a X Factor, lo hanno fatto conoscere ed amare anche dai più giovani: le sue scelte musicali, le sue strategie di gioco e la sua immensa cultura musicale hanno reso di lui un giudice attento e preparato, pronto a difendere i suoi talenti e l’amore per la musica.

Martedì 23 aprile, torna con un concerto tutto nuovo al Teatro Bellini dal titolo «An evening with Manuel Agnelli», uno show che lo vede al fianco del violinista e polistrumentista Rodrigo D’Erasmo: lo spettacolo sarà un insieme di note e parole con cui l’artista racconterà le esperienze che lo hanno ispirato per più di trent’anni di produzione musicale e non.

Nell’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno a firma di Carmine Aymone, non solo emerge il legame che unisce l’artista alla città di Napoli ma spicca su tutto il suo rispetto e ammirazione verso un concetto di musica che trova le sue radici nelle strade di Napoli, nei suoi colori, nel profumo de mare e in quel modo di fare tipico della nostra gente.

Mi vengono in mente il Neapolitan power degli anni ‘70, i 99 Posse, gli Almamegretta che negli anni ’90 furono una delle cose più internazionali d’Italia: riuscivano a parlare a tutto il paese, ma erano napoletani al 100%. La scena cittadina, ripeto, ha le potenzialità per vivere di vita propria“, afferma il cantautore, che però rimprovera “la mancanza della forza imprenditoriale per uscire oltre i confini regionali

Il Neapolitan power che con quel suo blues mediterraneo unico, avrebbe potuto diventare un prodotto internazionale per la straordinaria qualità dei musicisti che lo proponevano e per le idee. Così non è avvenuto ed è stato un peccato perché la forza di quella musica avrebbe trovato consensi dal Regno Unito agli States“.

Convivo da sedici anni con una donna che è metà napoletana, mia suocera è partenopea – spiega poi Agnelli nel corso dell’intervista –. Mia figlia ha un quarto di sangue napoletano. Napoli è una città che ha una scena propria, che dipende solo fino ad un certo punto da mode e trend che condizionano il resto del Paese. Una città sempre in pieno fermento musicale“.

L’artista, dopo X Factor, confessa di aver avuto l’esigenza di fare qualcosa di nuovo. “E‘ nato questo live, intimista, che cresce e si ricrea ogni sera con il pubblico, in cui mostro anche una parte nascosta di me, il mio “dark side”, citando i Pink Floyd, quello più leggero, ironico, che pochi conoscono e che proprio l’esperienza in tv mi ha fatto superare la paura di mostrarla“.

Oltre a proporre i brani degli Afterhours, Manuel Agnelli ha strutturato lo show con pezzi di Nick Drake, Elvis Costello, Lou Reed e Joy Divison: autori che sono stati molto importanti per la sua crescita artistica, nonchè e una serie di letture come “Avevamo studiato per l’aldilà” di Montale. Tutto condito da aneddoti di vita e da contestualizzazioni storiche: uno spettacolo unico.


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