Dietro a quei 30 euro si cela un mondo di motivazioni. O meglio un mondo calcistico tanto agognato e sognato dallo stesso Patron azzurro. Che non bada e non guarda alla situazione attuale del Napoli, e cioè una squadra che anche se al secondo posto in classifica e che ha già guadagnato un posto nella prossima Champions League, nel concreto ormai non ha nulla più da pretendere. Se a questa amara costatazione si aggiungono tutte le contestazioni dei tifosi palesate in diverse modi, da striscioni con messaggi al vetriolo verso Ancelotti e la Società e il culmine raggiunto domenica con la restituzione della maglia a Callejon, si capisce chiaramente che qualcosa si è spezzato.
De Laurentiis rischia, come ha sempre fatto, pur di gestire la sua società come ha sempre voluto e come ha sempre ritenuto opportuno, anche sacrificando “il sold out” dello stadio. D’altronde portare i costi dei biglietti ad una media italiana, soprattutto per un club che è secondo in Italia, non è di certo una ripicca verso qualcuno. O almeno sarebbe questa la giusta prospettiva con la quale analizzare la situazione.
Ma c’è anche da dire, che questo “aumento” capita proprio in un periodo delicatissimo: è cioè nella più feroce contestazione ultras che colpisce tutti, dai giocatori alla società. Quindi l’ambiguità del gesto, con una sua interpretazioni “esagerata” rischia di accendersi nelle menti di tutti quei tifosi che continuano a vedere il cammino del Napoli quasi fallimentare e continuano a serbare odio a De Laurentiis, continuando a logorare un rapporto ormai praticamente teso e senza margini di miglioramento.