Microplastiche: perché sono pericolose e l’iniziativa “plastic free” della Campania

Immagine di repertorio


L’accumulo della plastica, il suo uso quotidiano e il suo mancato smaltimento sono diventati problemi seri per il mondo intero. Una parte di essa viene riversata negli oceani recando problemi a tutta la fauna marina. Le plastiche esistono in varie forme e parte di queste sono costituite dalle microplastiche.

Come si formano le microplastiche

La loro fonte sono i processi industriali di varia natura. Esse si possono dividere in 2 categorie: alla prima appartengono tutte quelle microplastiche prodotte direttamente dall’uomo, alla seconda appartengono le microplastiche che si sono formate per frammentazione di grandi porzioni di plastica. Ad esempio la grande isola di spazzatura che galleggia sul Pacifico è formata principalmente da plastiche e esse frammentandosi vanno a formare microplastiche.

Queste, a prescindere dall’origine, vengono ingerite in grandi quantità dagli organismi marini e non. L’inquinamento causato dalle microplastiche ha mutato le catene alimentari e le sta mutando ancora. Ciò significa che potrebbero essere entrate a far parte della composizione del cibo che mangiamo ogni giorno. Se gli animali assumono microplastiche indirettamente, di conseguenza anche l’uomo le assume tramite i cibi che produce.

Cosa c’è nelle microplastiche

Le microplastiche non sono tutte uguali. Che siano esse derivate o direttamente prodotte dall’uomo, le molecole che le compongono possono essere di natura diversa. La maggior parte delle microplastiche è composta da polietilene. E’ un materiale molto leggero e resistente. Viene usato nella maggior parte delle delle industrie e anche in quello alimentare perchè atossico.

E’ molto malleabile e modellabile e si usa a temperature che oscillano da -40 gradi centigradi a +80 gradi. Un altra molecola è il polipropilene che viene usato invece nell’industria chimica e petrolchimica. Rispetto al polietilene ha una resistenza maggiore al calore, agli agenti chimici e all’acqua, ma è meno modellabile e più rigido.

Esso si trova anche in contenitori e vasche, ma si può trovare anche negli anelli e come supporto per spazzole. Entrambe le molecole si trovano anche in buste di plastica, involucri di varie dimensioni e usi, in bicchieri e bottiglie di plastica.

Plastiche e microplastiche: un problema da risolvere

Attualmente il mondo produce tonnellate di plastica all’anno e le conseguenze si vedono e si sentono. Le spiagge ed i mari ogni anno sembrano sempre più sporchi ed inquinati e sembra che si stia arrivando al limite. La notizia di qualche giorno fa lascia attoniti. Sembra che la plastica e i rifiuti antropici siano riusciti a raggiungere anche il punto più profondo degli oceani, ossia la Fossa delle Marianne.

Sembra quindi che anche gli ecosistemi marini apparentemente irraggiungibili siano stati contaminati dall’inquinamento antropico. Durante un’esplorazione effettuata dall’ex ufficiale in pensione Victor Vescovo, nella fossa delle Marianne sono stati trovati residui di nylon e involucri di caramelle. Vescovo è sceso ad una profondità di quasi 11000 metri restando per 4 ore ad esplorare i fondali, costatando anche qui la presenza dei rifiuti antropici.

L’iniziativa “Plastic free”

Molte regioni italiane hanno aderito a questa intelligente iniziativa che ha lo scopo di limitare l’uso della plastica nella vita quotidiana. La Campania si pone da vero e proprio esempio essendo stata una delle prime a favorire l’iniziativa.  Niente plastica negli stabilimenti balneari! E nemmeno negli uffici! Napoli insieme ad altre parti della Campania, comprese le isole ha preso a cuore l’iniziativa sperando di dare un piccolo aiuto al grande problema della plastica che sembra non volersi per nulla risolvere.

Scopo dell’iniziativa è quello di sensibilizzare le persone sul tema “plastica” e di far capire perchè l’uso limitato della stessa potrebbe ridurne lo spreco. Usare e comprare meno plastica potrebbe essere la soluzione migliore per risolvere questa piaga. La Campania per ora vuole porsi come esempio positivo, ma a seguire l’esempio dovrebbe essere l’Europa ed il mondo intero. 

Fonti

“Plastica: dove finisce quella che buttiamo via?”- focus.it

Polipropilene e polietilene – materieplastiche.eu

“Plastica nella Fossa delle Marianne” skytg24.it


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