Laurea ad honorem a don Antonio Loffredo: tra gli autori della rinascita del Rione Sanità

Foto di Rosanna Laudanno, Consigliere II Municipalità


Siamo nel Rione Sanità, quartiere napoletano albergato da luci e ombre, finito sui giornali e alla tv per spiacevoli vicende di cronaca, senza andare troppo indietro nel tempo guardiamo  quella dello scorso 18 giugno che ci pone davanti a un problema educativo-sociale, o alla presenza della malavita.

Ma il Rione Sanità, fortunatamente, non è solo questo. È anche quello del suggestivo “Cimitero delle fontanelle”, delle pizzerie Starita e Concettina ai Tre Santi, e della pasticceria Poppella, portavoci di una tradizione culinaria che attira e incanta tantissimi turisti. È quella del bellissimo docu-film di Luca Rosini “La paranza della bellezza”.

Oggi, il Rione Sanità, tra le tante cose, è anche il luogo in cui si premia la legalità, la prospettiva futura, il bene.
Stiamo parlando della laurea ad honoris causa in Architettura, conferita dall’Università della Federico II a padre Antonio Loffredo che opera proprio in quella zona.

Nel suo discorso don Antonio Loffredo ha evidenziato l’importanza di un lavoro costante e attento che ha portato il Rione a non essere solo citato per eventi negativi, ma anche per un brulicare di cultura, impegno sociale e desiderio di riscatto. Qualcosa è stato già fatto, ma bisogna fare ancora tanto. Questo non spaventa l’ottimista parroco che invita a non aver paura del futuro.

Il parroco ha, inoltre, portato alla luce la splendida e fruttuosa attività di molti giovani in diverse piccole cooperative con positive ricadute sul tessuto commerciale della comunità territoriale.

La cooperazione intesa e vissuta, prima ancora che come forma giuridica, come esperienza di vita.
Il Rione Sanità, ha insegnato che bisogna assumersi la responsabilità, che bisogna guardare alle urgenze e alle priorità che un tessuto sociale lascia intravedere tra le sue trame.

Il lavoro di Don Antonio è stato quello di risvegliare la coscienza e il senso di appartenenza delle persone del posto che hanno poi sentito la necessità di seguirlo in questo suo progetto di riqualificazione del territorio. Un progetto che mette al centro l’uomo e la sua dimensione spirituale e individuale, ma soprattutto quella collettiva che si esprime e trova il suo spazio nelle strutture della città.

Un lavoro che ha commosso e convinto tutti, anche Michelangelo Russo, direttore del Dipartimento di Architettura della Università di Napoli Federico II che ha definito la sua azione non solo mirata al benessere e condizioni di maggiore vivibilità, ma anche di sviluppo della comunità.

Il progetto prevede: il restauro e la riqualificazione della Catacombe di San Gennaro,  attività arredo urbano e il recupero di spazi pubblici.


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