L’umanità e la bellezza che possono salvare il mondo ai tempi del Coronavirus


La bellezza salverà il mondo”, affermò lo scrittore russo Dostoevskij ne “L’Idiota”. Ma, in tutta onestà, il celebre autore di cosa stava parlando? La famosa citazione sulla bellezza, risentita più e più volte in vari contesti, sembra quasi una profezia linguistica che “ai tempi del Coronavirus” sembra dover essere presa alla lettera.

Di bellezza nel mondo non sembra essercene poi così tanta, la bruttezza ha preso il sopravvento. Il Coronavirus, o meglio Covid-19, le guerre, le pestilenze, sembrano aver smascherato qualcosa dentro tutti noi: le brutture nascoste dietro trucco e parrucco, false moine e falsi sorrisi perbenisti.

L’homo sapiens è uscito allo scoperto. In Italia, nel nostro bel Paese, ritroviamo anche con un virus che sta destabilizzando un’intera popolazione, il Nord contro Sud, o meglio ad oggi, si dovrebbe parlare anche di Sud contro Nord.

Dalla Lombardia, presi dall’isteria di massa, tutti scappano fuori controllo, invadendo strade del Sud, ma neanche per una volta i due schieramenti fanno la pace. Anzi, si litiga ancor di più. Solo qualche giorno fa, il giornalista Paolo Liguori ha avuto il coraggio di attaccare ancora la dignità meridionale, calpestata spesso, troppo: “Senza la Lombardia la Sicilia può solo finire in Africa”.

Neanche il Coronavirus, quindi, che allarma l’intero pianeta, ha potuto accordare e far fare fronte unito agli italiani. Ed il mondo si divide ancor di più: la Francia e la Germania non aiutano il Paese alleato, le regioni si fanno guerra tra di loro, i cittadini riversano in uno stato d’isteria, hanno solo paura l’un dell’altro. Tra di noi non c’è mai stato forse senso di appartenenza, non siamo mai stati una comunità.

Siamo soli, davvero soli. Il principio della “bellezza” professato da Dostoevskij in tutte le lingue del mondo è scomparso o sta scomparendo con l’avvento del coronavirus. Quest’ideale viene presentato nel romanzo “L’Idiota”, per poi essere approfondito ne “I fratelli Karamazov”. Nella prima opera, ad uno dei protagonisti, il principe Myškin, viene fatta una domanda: “In che modo la bellezza salverebbe il mondo?”.

Il principe non risponde al quesito, ma va direttamente da un giovane agonizzante. Ricolmo d’amore, comprensione e compassione rimane al suo letto, finché la febbrile vita del ragazzo non si spegne. Cosa voleva dire, insomma, Dostoevskij? La bellezza porta all’amore che deve essere condiviso con il dolore e la nostra terra sarà salva solo quando ci saranno queste gesta.

Ma l’uomo occidentale, scoprendo “dopo il fuoco” che ha una vita terrena, che si muore, pensa solo alla propria pelle. Addirittura, ha preso il via la caccia agli untori del Coronavirus. La ricerca spasmodica evince le nostre bruttezze: la perdita di umanità. Non siamo tanto diversi dal ritratto, tenuto per anni nascosto agli occhi di altri dal bel Dorian Gray. Noi siamo Dorian Gray.

L’amore verso il prossimo ha fatto un bel volo dal condomino ed è stato ritratto in un link di Facebook che sollecita di mettere like per salvare un bambino siriano dalla guerra. Ma la guerra è dentro di noi. Il Covid-19 ha compiuto un’opera nella società avanzata, di cui noi tutti vantiamo di farne parte: l’umanità è perduta e con essa la bellezza. Travolti da news, top news, non ci siamo resi conto che siamo aggressivi, brutti, anche quando un grande problema è riuscito ad entrare nelle nostre case.

La bellezza sarà ritrovata solo quando riusciremo a pensare all’altro: la “furbizia” di chi scappa, come sta succedendo ora, è fratricida. Siamo l’archetipo di Caino che uccide il fratello: “mors tua vita mea”.  Vogliamo salvare il mondo? Non dobbiamo apparire solo esseri umani, ma esserlo con uno spirito di solidarietà ed umanità, perché ad oggi non si sa quando la sofferenza finirà.

 

 


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