In Campania aumentano gli indigenti: in 700 in fila alla Mensa. La Napoli solidale che aiuta i bisognosi


In fila per ore per aspettare un pasto caldo. L’unico della giornata. Sono sempre di più i poveri che nella città di Napoli hanno bisogno di cibo. Per aiutarli, uno dei pochi posti aperti (18 in tutto in città), è la Mensa del Carmine, in Via Marina. Ogni giorno, gli indigenti si recano qui per chiedere una forma di sostegno, alimentare.

A volte però le file non rispettano le dovute distanze e sono dovuti intervenire i carabinieri e i volontari della Protezione Civile. Ma la richiesta di aiuto nelle ultime due settimane di emergenza è maggiore rispetto al resto dell’anno. Infatti non ci sono le persone per strada che possono contribuire con l’elemosina ad aiutare i poveri. E fioccano le richieste di cibo: più di settecento quelle pervenute in un solo giorno.

A far luce sul loro mondo ci pensa il TgUno con un servizio andato in onda nell’edizione delle 20 di domenica 29 marzo. Padre Francesco Sorrentino, responsabile del Centro ‘Padre Elia Alleva’ racconta:

“C’è molta paura, c’è la voglia di riscattarsi sicuramente da parte dei più poveri e dei più bisognosi. C’è sospetto, però hanno bisogno di cibo e di mangiare. Perché lo faccio? Un mio amico mi disse che c’era più gioia nel dare che nel ricevere”.

Come racconta l’inviata del TgUno, alle 13 erano già 600 i sacchetti distribuiti dalla Mensa del Carmine che ha sede nella basilica santuario del Carmelo Maggiore in piazza del Carmine, da cui prende il nome. E in Campania le richieste al Banco Alimentare sono aumentate negli ultimi giorno del 40%. Non si sa ancora se i buoni spesa saranno destinati anche a loro, ma intanto le attività di volontariato continuano senza sosta.

Un grazie va quindi a Patrizia, a Mariano, all’assistente Mario, ai nuovi volontari che tagliano i pomodori e impacchettano il cibo. Tutti uniti nel mostrare la Napoli solidale. Quella stessa città che in una strada del centro storico ha creato ‘Il Panaro Solidare’: “chi ha metta, chi non ha prenda”. Perché donare è la più bella forma di appagamento.

 


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