Napoli, Infermiere denuncia: “Multato di 533 euro per essere andato a casa di un paziente”


Un infermiere racconta uno spiacevole episodio che lo ha visto coinvolto nella giornata di sabato. Fermato per i controlli di routine dalla polizia in una piazza di Napoli dopo essere stato a casa di una paziente, è stato multato perché giudicato in giro senza un valido motivo lavorativo.

La testimonianza è stata raccolta dalla pagina Facebook, Insurgencia.

“Premesso che faccio l’infermiere domiciliare e il mio lavoro mi piace molto, da quando è iniziata la pandemia del Covid-19 ho continuato ad effettuare prestazioni a domicilio dotandomi dei dpi specifici e facendo un anamnesi telefonica del paziente prima di recarmi al suo domicilio. Infatti in questa situazione così particolare, di paura, di rischio, mi stanno contattando pazienti, amici o conoscenti che mi chiedono consigli o che hanno bisogno di un mio intervento professionale, per evitare di affollare il pronto soccorso.

Stamattina sono stato contatto da una mia paziente, in zona Vomero, per la sostituzione di un ileostomia (l’ileostomia è l’operazione con cui i chirurghi abbreviano il normale percorso intestinale e creano un orifizio sull’addome, che sostituisce di fatto le funzioni dell’ano, ndr), accetto la prestazione e faccio presente che sarei andato nel primo pomeriggio. Infatti alle 16.30 arrivo dalla paziente, effettuo la prestazione e vado via.

Giunto a Piazza Medaglie d’oro vengo fermato da una volante della polizia, un normale controllo penso, mi accosto gli dico che sono un infermiere, mostro il tesserino dell’OPI, i miei documenti e quelli dell’auto. I poliziotti in questione iniziano a farmi delle domande, vogliono sapere cosa facevo per strada, dove ero stato e dove dovevo andare. Gli spiego che ero stato da un paziente e che stavano rientrando al mio domicilio.

Loro insistono dichiarando che è strano che di domenica pomeriggio sia in giro a fare una prestazione sanitaria, faccio presente che nel mio lavoro non esistono le domeniche o i festivi e che se qualcuno ha bisogno io ci vado. Continuano a farmi le domande e mi chiedono l’autorizzazione, faccio presente che nn la posseggo e che possono tranquillamente darmelo loro, insistono nel sapere da dove provenivo e mi costringono a dire nome e indirizzo della paziente (non so se dovevo farlo visto le leggi sulla privacy).

Ad un certo punto mi chiedono perché non indosso la mascherina, faccio presente che non è obbligatorio indossarla nell’ abitacolo della propria auto e che era adagiata su una garza sul sedile, loro insistono che devo indossarla e io faccio presente ad uno dei due agenti che il collega stava maneggiando i miei documenti senza i guanti monouso, iniziano a minacciarmi dicendomi che devono farmi la multa, io continuo a dire che stavo rientrando da una prestazione sanitaria e che questa situazione era paradossale.
Dopo circa 30 minuti di fermo mi consegnano un verbale di 533,33 euro, ridotta del 30% se pagata entro 30 giorni. 

Alla descrizione dell’infrazione l’agente ha scritto “che violava le prescrizioni atte al contenimento del rischio epidemiologico, lasciando senza giusto motivo il proprio domicilio/dimora, risultava infatti che fosse in atto uno spostamento non motivato da esigenze lavorative”. Naturalmente contesto per iscritto che in realtà le esigenze lavorative esistevano visto che avevo svolto una prestazione sanitaria. Morale della storia torno a casa con un verbale da 533,33 euro per aver svolto il mio lavoro”.

L’associazione ‘Nessuno Tocchi Ippocrate’, sempre in prima linea nel denunciare aggressioni al personale sanitario, invita infermieri e medici a non fornire le generalità dei pazienti. Inoltre chiede un aiuto agli ordini professionali per tutelare i liberi professionisti.

“L’associazione ricorda a tutti che il professionista non è tenuto a mostrare la fattura di visita e/o prestazione infermieristica in quanto sulla fattura ci sono dati sensibili del paziente che per privacy devono essere tutelati.

Inoltre un medico può effettuare anche visite gratuite in quanto:

“L’art. 54 del Codice di deontologia medica in relazione all’esercizio libero professionale. Onorari e tutela della responsabilità civile, così recita “ Il medico, nel perseguire il decoro dell’esercizio professionale e il principio dell’intesa preventiva, commisura l’onorario alla difficoltà e alla complessità dell’opera professionale, alle competenze richieste e ai mezzi impiegati tutelando la qualità e la sicurezza. Il Medico comunica preventivamente alla persona assistita l’onorario, che non può essere subordinato ai risultati della prestazione professionale. Il medico può effettuare visite e prestare gratuitamente la sua opera purché tale comportamento non rivesta una connotazione esclusivamente commerciale, non costituisca concorrenza sleale o sia finalizzato a indebito accaparramento della clientela”.

Chiediamo agli ordini professionali di intervenire in merito tutelandoci con le prefetture!”.


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