Pasticciere di Santa Maria CV si incatena: “Fino a quando posso andare avanti così?”


Saracinesche ancora abbassate in molti punti di Santa Maria Capua Vetere. Bar e pasticcerie in particolar modo, decidono di rimanere chiusi e procrastinare il riavvio dell’attività lavorativa al 4 maggio. Non convincono le norme varate dalla Regione Campania riguardo alla consegna a domicilio, autorizzata a partire da oggi.

Basta farsi due conti in tasca per comprendere l’impossibilità a tirare avanti: costi di sanificazione, problematiche relative ai certificati medici rilasciati ai lavoratori, orari ridotti e aspetto non secondario, la forte possibilità di lavorare per un platea ristrettissima. Con scuole e uffici ancora chiusi risulta sconveniente economicamente lavorare per consegnare qualche caffè oppure un babà a casa. Gran parte degli esercenti attendono il 4 maggio quando sarà possibile lavorare anche con l’asporto, Vincenzo De Luca permettendo.

Intanto i due mesi di stop forzati stanno compromettendo la vita di numerose attività, scatenando un malcontento generale. Tra questi c’è Pasquale Laisa, dell’omonima pasticceria sita in corso Aldo Moro a Santa Maria Capua Vetere.

Venerdì si è incatenato all’esterno del suo locale per manifestare il dissenso per la situazione, diventata insostenibile: «Ad oggi le regole non mi consentono di aprire. Rappresentano un’arma nei confronti della nostra categoria. Ci sono troppe spese da sostenere. Oltre alla sanificazione, c’è il problema riguardante i certificati degli operai. Dove si trova un medico che lo rilasci? Inoltre per ogni lavoratore servirebbero almeno due camici monouso al giorno. Ognuno di questi costa in media 4/5 euro. Da quando siamo chiusi – commenta Pasquale Laisa – ho gli operai a casa, due mesi di pigione arretrati, un prestito da dover pagare e bollette in arrivo».

Difficoltà tangibili per chi ogni mese deve sobbarcarsi di spese necessarie per continuare a lavorare e oggi spera arrivi presto il 4 maggio per provare a tamponare una situazione pesante da gestire: «Spero di poter riaprire se ci sarà concesso il servizio d’asporto, altrimenti rischio di dover chiudere l’attività. In questo periodo la mia famiglia mi ha aiutato ma fino a quando posso andare avanti così?». 

Un punto di domanda comune a molte persone. La fase 2 avviata da Conte a partire da lunedì prossimo, segnerà l’inizio un nuovo percorso che potrebbe rivelarsi ancora insufficiente per chi come Pasquale vende dolci soprattutto la domenica.


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