Coronavirus, uno studio afferma: carenza di vitamina D fattore di rischio infezione


Coronavirus – la carenza di vitamina D un fattore di rischio. Sin da quando è iniziata la pandemia di Sars-Cov-2, gli scienziati e gli addetti ai lavori hanno cercato in tutti i modi di studiare possibili effetti, cause e magari i fattori di rischio del contagio.

Oltre a età, sesso maschile, diabete, obesità, ipertensione e comorbilità (presenza di più malattie), condizioni confermate da diverse ricerche, alcune indagini preliminari hanno trovato un’associazione anche tra la carenza di vitamina D e un rischio maggiore di infettarsi.

Coronavirus, nuovi studi sul vaccino

A determinare che la carenza di vitamina D è un fattore di rischio per la COVID-19 è stato un team di ricerca americano composto da scienziati del Dipartimento di Medicina e del Centro per la salute e le scienze sociali dell’Università di Chicago (Illinois).

Gli scienziati, coordinati dal professor David O. Meltzer, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato le cartelle cliniche di circa 500 pazienti dei quali erano noti i livelli di vitamina D da circa un anno prima di essere sottoposti al tampone rino-faringeo per il coronavirus SARS-CoV-2. Il 15% dei partecipanti è risultato positivo tra il 3 marzo e il 10 aprile di quest’anno.

I pazienti, con un’età media di 49,2 anni e in maggioranza uomini, sulla base delle analisi sono stati divisi in tre gruppi principali: probabilmente carenti di vitamina D; probabilmente con livelli adeguati di vitamina e incerti. Dall’analisi statistica dei dati è emerso che il rischio di risultare positivi al SARS-CoV-2 era di ben 1,77 volte superiore per chi era probabilmente carente, rispetto a chi aveva livelli probabilmente adeguati della vitamina D.

Come indicato dagli scienziati nell’articolo dello studio Association of Vitamin D Status and Other Clinical Characteristics With COVID-19 Test Results, “è stato riscontrato che il trattamento con vitamina D riduce l’incidenza di infezioni virali delle vie respiratorie, specialmente nei pazienti con carenza di essa”, pertanto i risultati dell’indagine sembrano essere in linea con le evidenze scientifiche generali.

Che cos’è la vitamina D e a cosa serve?

La vitamina D è una vitamina liposolubile, viene quindi accumulata nel fegato e non è dunque necessario assumerla con regolarità, attraverso i cibi, dal momento che il corpo la rilascia a piccole dosi quando il suo utilizzo diventa necessario. Si presenta sotto due forme: l’ergocalciferolo, che viene assunto con il cibo, e il colecalciferolo, che viene sintetizzato dal nostro organismo.

Questa vitamina è perlopiù sintetizzata dal nostro organismo, attraverso l’assorbimento dei raggi del sole operato dalla pelle. E’ un regolatore del metabolismo del calcio e per questo è utile nell’azione di calcificazione delle ossa. La vitamina D contribuisce inoltre a mantenere nella norma i livelli di calcio e di fosforo nel sangue.

La carenza di questa vitamina incide in modo negativo sulla calcificazione delle ossa con effetti che vanno dal rachitismo per i bambini alle deformazioni ossee di varia natura e alla osteomalacia, che si presenta quando la struttura ossea esternamente è integra ma all’interno delle ossa si registra un contenuto minerale insufficiente. La mancanza di Vitamina D rende inoltre i denti più deboli e vulnerabili alle carie. (fonte Humanitas)


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