La Scuola in alcuni Istituti Campani è già iniziata. Il Prof. Di Somma spiega cosa cambia con il covid


In Campania le scuole ripartiranno ufficialmente il 24 settembre ma per alcuni studenti della nostra Regione la campanella è già suonata. Si tratta degli alunni delle scuole private e paritarie che a differenza delle scuole pubbliche possono decidere in autonoma quando iniziare l’anno scolastico.

Abbiamo chiesto a Francesco Di Somma un professore di lettere dell’ ‘Istituto Sacro Cuore Betlemiti’ di Napoli di spiegarci come è andato il primo giorno di scuola (lunedì 14) con le nuove norme anti covid-19.

“Siamo pienamente soddisfatti dell’andamento del primo giorno di scuola. I ragazzi hanno interiorizzato quelle norme fondamentali per lo svolgimento delle lezioni in sicurezza. La nostra preside ha previsto una settimana durante la quale la presenza degli studenti è facoltativa in attesa di cominciare ufficialmente l’anno scolastico il 24 settembre. L’iniziativa è utile per dare il tempo agli studenti di abituarsi a stare in classe dopo mesi in didattica a distanza e dopo le vacanze estive. È importante abituarsi alle nuove norme in modo da essere pronti al regolare svolgimento delle lezioni avendo dimestichezza con le procedura e consapevolezza della loro importanza”.

L’Istituto ha organizzato in questi giorni incontri anche con i genitori degli studenti per rassicurali sull’inizio dell’anno scolastico in piena sicurezza, tra sanificazione delle aule e distanze. Cosa faranno gli alunni in questa settimana?

“In queste giornate svolgeremo attività di recupero e di socializzazione facendo anche esercizi pratici per insegnare le corrette modalità di spostamento in gruppo rispettando il distanziamento”.

Quali sono queste nuove regole?

“Gli alunni devono indossare le mascherine, le possono togliere solo quando stanno al banco seduti. Se si alzano devono indossarla e sanificare le mani. Ad esempio per andare al bagno devono indossare la mascherina e sanificare le mani una volta tornati in classe. I professori invece spiegano con la mascherina ma quando si siedono alla cattedra ed è possibile mantenere le distanze di un metro possono non averla. Se si devono avvicinare agli alunni (per esempio per controllare un compito, girare fra i banchi) devono indossarla. Tornando poi alla cattedra, bisogna sanificare di nuovo le mani e si può abbassare la mascherina”.

Per voi docenti la scuola è iniziata già da qualche settimana.

“Abbiamo sostenuto corsi di aggiornamento e formazione ascoltando l’intervento di un esperto covid. Abbiamo avuto, anche, un colloquio con una psicologa che ci ha insegnato a gestire il rapporto con gli alunni ricorrendo anche a nuove modalità di comunicazione e interazione con loro. Abbiamo fatto il test sierologico, come imposto dal regolamento, e stiamo cercando di fare il possibile per svolgere la nostra professione in sicurezza. Rientrare a scuola e rivedere i ragazzi dal vivo è stato un sollievo per tutti noi docenti. Anche se a distanza e con la mascherina, la lezione in presenza è tutt’altra cosa rispetto a quella svolta al computer. Tuttavia siamo pronti anche ad attivare la didattica a distanza qualora diventasse necessario”.

Come è cambiato il ruolo dell’insegnante e cosa succede nel caso di un alunno positivo?

“Gli studenti sono, inevitabilmente, chiamati ad avere dimestichezza con l’uso delle nuove tecnologie testate in questi mesi di lockdown. In questo modo, qualora fosse inevitabile il ricorso esclusivo ad esse per casi positivi, per i ragazzi questi strumenti non sarebbero più una novità ma modalità di lavoro che già padroneggiano. Nel caso della nostra scuola, che è dotata di grandi spazi, il distanziamento è possibile e i ragazzi sono posizionati in banchi singoli in aule ampie. Tuttavia so perfettamente quanto sia complesso garantire il distanziamento nelle scuole pubbliche che già normalmente hanno tanti problemi, soprattutto, per carenze nelle strutture e negli spazi. Noi insegnanti siamo chiamati ad un lavoro arduo e complesso. Abbiamo un carico di responsabilità enorme. Ad esempio, la normativa, prevede che, qualora uno studente si sentisse male a scuola, toccherebbe a noi docenti individuare i possibili sintomi da covid e decidere di isolare l’alunno. Abbiamo, infatti, individuato un’aula apposita dove isolare il ragazzo ed assisterlo in attesa della venuta dei genitori che dovranno poi informare la scuola circa l’esito dei controlli sanitari che effettueranno”.


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