Napoli. “Io, disabile colpita dalla porta del bus, visitata al pronto soccorso per umana cortesia”


Si lamenta Tamara, per il piccolo calvario che ha dovuto subire ieri, non solo per il colpo alla schiena e il braccio bloccato nelle porte dell’autobus ma soprattutto per la poca efficienza del servizio sanitario. «Torni domani», un braccio troppo dolorante e una visita di gentilezza di pochi secondi da parte dell’ortopedico. Così ilMattino.it pubblica il racconto della ragazza:

Tamara ieri sera è uscita dalla sua casa di Posillipo per raggiungere il centro della città, dove aveva un impegno. Nonostante l’handicap fisico, che la caratterizza fin dalla nascita, spesso si muove con i mezzi pubblici e anche ieri è salita sul 140 che avrebbe dovuto condurla fino a piazza Bellini.

«Solo che prima di piazza Vittoria – racconta – al conducente viene comunicato che c’è una manifestazione in atto e l’autobus deve tornare indietro». La ragazza, insieme agli altri passeggeri, scende dal 140 e s’infila nel 151, che arriva al centro storico passando per via Marina. «Non era pieno… Di più! – si lamenta Tamara –. A stento si riuscivano a chiudere le porte tanta era la calca».

Lei, però, su quel pullman decide di restarci anche se si sente in pericolo. «Ero riuscita ad aggrapparmi al palo di sostegno, ma sapevo che appena le porte si fossero riaperte mi avrebbero colpita. Perciò ho cercato di farmi spazio tra la folla senza riuscirci». Così, alla fermata successiva accade ciò che Tamara temeva: «Le porte si sono aperta, mi hanno colpito la schiena e sono rimasta col braccio incastrato – ricorda –. Ho gridato e la gente ha protestato con me perché il conducente richiudesse subito le porte. L’autobus è ripartito, ma all’altra fermata sono scesa. Il braccio mi faceva male e la situazione era troppo pericolosa».

Tamara scende e chiama il padre per farsi venire a prendere. L’uomo la raggiunge e l’accompagna al pronto soccorso dell’ospedale vicino casa. «Lì è andata in scena la seconda parte del mio piccolo calvario – riprende a raccontare tra ironia e amarezza –. All’accettazione ci dicono che radiologo e ortopedico non ci sono e che sarei dovuta tornare il giorno dopo».

Padre e figlia insistono perché la ragazza è dolorante e si sospetta una frattura. «Alla fine è sceso un dottore a farmi la radiografia, mentre un altro medico mi controllava il braccio escludendo la frattura. Poi mi hanno fatto accomodare in sala d’attesa dove mi hanno tenuto un bel po’ perché nel frattempo era arrivata altra gente con diversi problemi, tra cui un codice rosso che ha allungato ancor di più l’attesa. E intanto gli infermieri continuavano a dirci che sarei comunque dovuta tornare il giorno dopo perché l’ortopedico non era in servizio. Dopo abbiamo scoperto che invece l’ortopedico era quello che mi aveva controllato il braccio. Aveva appena smontato e, per gentilezza, era venuto a darmi un’occhiata. Oggi dovevo tornare per farmi visitare, ma ho evitato anche se il braccio fa male. Mi è bastato ciò che è successo ieri sera». E aggiunge: «Ringrazio comunque medici e infermieri che si son presi cura di me per umana cortesia».


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