La denuncia di Anna, docente positiva al covid insieme al compagno: “In ginocchio per avere un posto”


Il covid non è una semplice influenza e molte persone stanno morendo a causa di questa malattia. Anna Alvino, docente di una scuola primaria, ha voluto raccontarci la sua testimonia. Anna è una donna napoletana risultata positiva al covid-19 così come il suo compagno, ricoverato ora in Ospedale in gravi condizioni (con l’ossigeno). La sua storia è da monito a chi non crede in questa malattia e fa capire come più di un qualcosa non sta funzionando nella sanità, non solo campana.

Anna è infatti una docente della scuola primaria che quest’anno ha preso l’incarico a Roma e che ha alcune piccole patologie (come l’inizio di una disfunzione della valvola mitrale sinistra del cuore). Nonostante il covid decide di accettare l’incarico nella capitale, lontano comunque dalla sua casa Napoli. Ed è proprio a scuola che prende il virus.

“Pensavo di essere tutelata, ho fatto il tampone privatamente perché il sierologico non è affidabile, ancora oggi che sono positiva non dice che ho il virus e ho gli anticorpi. Ogni weekend vado e vengo da Roma, ho comprato una macchina per non prendere mezzi pubblici e per tutelarmi evitando contatti tra treno e altri mezzi. Lavoro in una scuola a Roma Sud, frequentata più da stranieri che italiani (specialmente rumeni). Alcune classi si sono infettate perché alcuni bimbi rumeni non hanno rispettato la quarantena e hanno contagiato tutti. Mi hanno detto che l’Asl di Roma non ha fatto nessuna sanificazione dopo i primi casi”.

Anna contagia di covid anche il suo compagno.

“Un venerdì torno a casa e il mio compagno inizia a sentirsi male. Il 17/18 ottobre chiamiamo un centro privato che viene a casa a farci il tampone e il 20 scopro di essere positiva insieme a lui. Dal 20 io ero asintomatica, quindi ho portato il virus a casa. Ho saputo che molti operatori nella mia scuola a contatto con bimbi disabili sono positivi. In classe abbiamo 20 ragazzi non 15, non ci sono le distanze. La Azzolina si è fatta le foto in una scuola della zona ma solo nelle classi che diceva lei”.

Anna da asintomatica passa a sintomatica:

“Inizio ad avere una febbre strana, una forte debolezza, non avevo forze. Inizio però a vedere il mio compagno stare peggio. Chiamo i medici e non sanno cosa darmi, ho curato il mio compagno vedendo il protocollo pubblicato da De Luca: cortisone, tachipirina per febbre e soprattutto l’antibiotico, due tipi insieme che non si danno mai perché vanno in contrasto, vitamina d e c. Chiedo ai dottori se serva anche la calciparina, chiamo il 118 e il dottore mi dice che non ci sono posti negli ospedali e mi dicono che non hanno il kit per curare a domicilio. Però mi dicono di prendere immediatamente la calciparina: questo è un virus trombotico che crea emboli. All’inizio credevo di essere asintomatica e nel protocollo sta scritto che chi non ha sintomi non deve fare la cura, mentre mi hanno detto di farla perché capita che gli asintomatici si trasformano in sintomatici. Io sono anche allergica al cortisone e chiamo la mia dottoressa, e lei mi dà ibuprofene che in molti sconsigliano, poi mi sento male e mi sale la febbre a 37. Da quel momento mi si sono bloccati gli occhi, mi vengono dolori fortissimi alla testa ma non come l’emicrania, ho un cerchio alla testa fortissimo, si chiude il naso, blocchi motori, tremolio alle mani e mi fanno male le spalle. Ma il mio compagno stava peggio e inizia la terapia con l’ossigeno (mi procuro io le bombole) e l’antibiotico”.

Il compagno peggiora di giorno in giorno e inizia la corsa per trovare un posto negli ospedali.

“Una sera alle 23 vedo che non ossigenava bene e con l’ossigeno arrivava a 93 come saturazione, senza la bombola scendeva. Guardo le unghie delle mani e dei piedi e sono leggermente lilla. Chiamo due medici e mi dicono di chiamare il 118 ma tutte le ambulanza sono bloccate negli ospedali. Alla fine mi metto un giubbino, io positiva, e scendo con lui con una bambola da 14 litri. Vado al Cotugno, entro e chiedo aiuto. Dopo un po’ arrivano due ambulanze con cabine bio-contenitive con la gente intubata e mi dicono che non ci sta posto ma io volevo solo il triage. Non volevo un posto solo che controllassero come stesse. Vengo aggredita da una signora che stava in macchina perché non mi ero accorta della fila per entrare di persone che stavano male ma senza bisogno di ossigeno (il mio compagno invece non respirava). La guardia giurata mi ha spinto fuori dicendo che dovevo aspettare senza manco lasciare un cognome e non dando priorità a chi stava in fin di vita.

In quel momento sono stata male perché stava una signora intubata che doveva aspettare e non c’era posto, e se finiva l’ossigeno rischiava di morire così sola in ambulanza. Ormai è diventato molto facile dire: eh ma è morta perché aveva altre patologie, non è vero. Il mio compagno non ha patologie per esempio. Allora vado all’Ospedale San Paolo e mi dicono che chi ha problemi respiratori non viene curato e corro al Loreto Mare, pronto soccorso chiuso. Vado all’Ospedale del Mare, mi metto in ginocchio e chiedo pietà. Chiedo di controllare il mio compagno che stava male. Qui trovo umanità e si avvicina un infermiere. Gli dico: guarda stai lontano non hai la tuta contenitiva siamo positivi, e lui mi risponde: “Qui abbiamo tutti il covid”. Il mio compagno qui vede scene allucinanti. Io intanto ero tornata a casa e lui mi chiedo aiuto perchè in ospedale non hanno ossigeno. Allora di notte vado in farmacia e mi procurano la seconda bombola di ossigeno, grazie ad un amico arriva in ospedale. L’unico ad avere la bombola era il mio compagno, ho le foto, in ospedale non hanno i bocchettoni non è vero quello che dicono che c’era ossigeno. Poi escono piccole bombole che non hanno molta autonomia e si arrabbiano che noi abbiamo portato le nostre bombole, mi dicono: come vi permettete? Ma il mio compagno ha visto due anziani morire davanti a lui perché non c’erano i ventilatori. Tutti avevano dolori e non avevano assunto calciparina”.

covid anna bombolaPoi Anna lancia un appello:

“Il protocollo (che secondo me è sbagliato) di cure va fatto dall’inizio, non serve più a nulla farlo dopo quando si diventa sintomatici. Bisogna dare assistenza domiciliare e far prendere la calciparina per rendere fluido il sangue. Alla fine riusciamo ad avere un posto, ma vi chiedo di cambiare una legge. Ci sono asintomatici positivi in reparto mentre per me dovrebbero essere messi dentro le ambulanze contenitive e portati a casa. La gente comincia a morire, bisogna liberare i posti per i casi gravi. Ci sono persone asintomatiche che ridono, fumano, scherzano non possono occupare i posti per i malati gravi. Ci sono persone che stanno da 30 giorni e sono sempre positive ed è ingiusto che poi muoiono persone perché non ci sono posti”.

Per fortuna la Regione Campania su questo punto si sta attrezzando con il Covid Residence, 200 posti dedicati a chi è asintomatico, liberando così posti necessari a chi ne ha bisogno.

 

 

 


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