Protocollo covid per malati in casa: le regole da seguire


Covid – il protocollo da seguire per i malati in casa. La seconda ondata di covid nel nostro Paese ha innalzato la percentuale degli asintomatici o di quelli che non richiedono ospedalizzazione e che quindi devono curarsi nel proprio domicilio. Molti però non sanno come fare, i medici di base non sempre riescono ad andare casa per casa o rispondere al telefono.

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Per questo motivo la Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri della Lombardia ha pubblicato le linee guida per la cura a domicilio dei pazienti positivi al nuovo coronavirus – il vademecum è stato realizzato in collaborazione cn l’ospedale Sacco di Milano.

I PAZIENTI

Il protocollo per i malati covid in casa divide in due principali categorie i soggetti da analizzare:

  • caso accertato
  • caso sospetto (chi ha sintomi ma ancora non ha fatto il test e chi non ha sintomi ma ha una forte probabilità di essere positivo).

LE CURE

Per i sintomatici è consigliato l’utilizzo del paracetamolo (in caso di febbre), sedativi per la tosse in caso di bisogno e abbondante idratazione. Le linee guida stese secondo le indicazioni degli esperti elencano anche le terapie sconsigliate perché non si sono dimostrate efficaci ed espongono il paziente a potenziali rischi se date senza un adeguato monitoraggio.

No quindi all’antiretrovirale lopinavir/ritonavir, all’antibiotico azitromicina e all’idrossiclorochina. È in particolare “fortemente sconsigliato l’utilizzo di azitromicina, fatti salvi quei casi in cui vi sia il fondato sospetto di contestuale infezione batterica“.

USO DI CORTISONE

Il documento spiega quali trattamenti specifici è possibile seguire a domicilio, sempre ed esclusivamente su indicazione del proprio medico di famiglia. Per i pazienti ricoverati in ospedale con malattia grave è stato dimostrato un chiaro beneficio in termini di sopravvivenza della terapia steroidea, in particolare grazie ad un cortisonico.

Secondo il documento potrebbe essere ragionevole l’utilizzo di questa terapia, ma la raccomandazione è debole. Quali sono le caratteristiche dei pazienti candidati al trattamento? Una saturazione di ossigeno nel sangue inferiore al 94 per cento, almeno 5-7 giorni di febbre, una polmonite certa.

OSSIGENO

Viene considerata “ragionevole” anche la profilassi antitrombotica (uso eparina) nei pazienti con alte probabilità di avere complicanze trombotiche, per esempio chi è allettato o comunque si muove poco. È sconsigliata invece per coloro che hanno un alto rischio di sanguinamento e/o di caduta a terra e in assenza di sospetto clinico e/o radiologico di trombosi venosa profonda. E l’ossigeno? Di nuovo, il messaggio chiave è “valutare caso per caso“.

In caso però di necessità a priori di più di 3 litri al minuto di ossigeno o saturazione inferiore al 90 per cento è indicato il ricovero in ospedale. Se si prescrive la terapia di supporto con ossigeno, il paziente va contattato per il monitoraggio almeno due volte al giorno. E’ importante che in casa ci sia un saturimetro per monitorare la percentuale di ossigeno nel sangue. Contattare il medico se il valore scende sotto il 95/94%.

Il consiglio principale è ascoltare sempre i consigli del proprio medico di base ed astenersi dalle cure “fai da te”.


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