Raggiunto l’accordo sul Recovery Plan: particolare attenzione per Sud, donne e giovani


Nella notte è finalmente arrivato dal Governo l’accordo sul Recovery Plan sebbene non esente da polemiche. Il punto di rottura viene da Matteo Renzi e dalle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti di Italia Viva. Insomma, l’accordo per ora c’è ma il Governo Conte-bis è in pericolo.

Il Recovery Plan, dunque, prevede 222 miliardi di euro da investire e spazia fra tantissimi tipi di progetti per fare dell’Italia un Paese più moderno, più digitale, più verde e più inclusivo. Le missioni principali di questo piano sono sei: digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.

Digitalizzazione: la missione si suddivide in ulteriori tre componenti: PA, sistema produttivo e cultura per oltre 46 miliardi del totale. Vi rientrano infrastrutture digitali per la raccolta dei dati per garantire più servizi digitali, dalla ‘cittadinanza digitale’ alla digitalizzazione dei pagamenti, ma anche per la cyber security e la gestione di dati sensibili.

Per la digitalizzazione del sistema produttivo si punta su tecnologie, ricerca, sviluppo e innovazione, reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari. Negli 8 miliardi per cultura e turismo, invece, trovano spazio la riqualificazione di borghi, parchi, giardini storici e periferie, un progetto speciale per Roma “Caput mundi” in vista del Giubileo del 2025 e un “Progetto Cinecittà” per il cinema.

Rivoluzione verde: la missione principale sarà ridurre le emissioni, migliorare l’efficienza energetica, proteggere e conservare l’Italia per consegnarla migliore alla “Next Generation”. Riguarderà, dunque, territorio, acque, mari, patrimonio culturale e paesaggistico, città e foreste. A questo ambito è destinata la fetta maggiore di risorse: si tratta di ben 68,9 miliardi.

Si va dall’idrogeno verde alle energie rinnovabili, dalle ciclovie al rimboschimento fino al riciclo dei rifiuti. In particolare, 6,3 miliardi sono destinati a progetti su “Impresa verde ed economia circolare”, 18,2 miliardi a “Transizione energetica e mobilità locale sostenibile”, 29,3 miliardi per “Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”, 15 miliardi per “Tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica”. Rientra in questi progetti anche la decarbonizzazione dell’ex Ilva.

Infrastrutture: si parte con circa 32 miliardi di risorse per un sistema infrastrutturale di mobilità moderno, digitalizzato e sostenibile. L’intervento più corposo (28,3 miliardi) è destinato a ferrovie e strade: si punta a rafforzare le grandi linee di comunicazione del Paese, innanzitutto ferroviarie, con un focus sul Mezzogiorno.

Risorse andranno anche alla messa in sicurezza e il monitoraggio digitale di viadotti e ponti stradali con maggiori criticità. Altri 3,68 miliardi sono per intermodalità e logistica integrata, con investimenti per rendere i porti più competitivi e sostenibili.

Istruzione e ricerca: il percorso riguarderà il colmare il deficit di competenze che limita il potenziale di crescita, migliorare i percorsi scolastici e universitari degli studenti agevolandone l’accesso e rafforzare i sistemi di ricerca e la loro interazione con il mondo delle imprese e delle istituzioni per il quale verranno stanziati un totale di 28,5 miliardi di euro.

16,7 miliardi andranno al potenziamento delle competenze e diritto allo studio e i restanti 11,7 per la ricerca all’impresa. Per scuola e formazione, tra i principali intenti ci sono l’aumento dell’offerta di asili nido e servizi per l’infanzia, l’ampliamento delle opportunità di accesso all’istruzione, il contrasto all’abbandono scolastico e una migliore formazione e reclutamento dei docenti. Previsto anche potenziamento energetico e cablatura delle scuole.

Inclusione: particolare attenzione per donne e lavoro, giovani, famiglie “marginali” e discriminazioni di genere. La missione, con un impegno di 27,26 miliardi, è dedicata al “sostegno alle donne e alla battaglia contro le discriminazioni di genere oltre che all’aumento dell’occupazione, soprattutto giovanile.

Per il lavoro si ipotizza la revisione delle politiche attive con il rafforzamento dei centri per l’impiego e la loro integrazione con i servizi sociali e con la rete degli operatori privati. La seconda componente, quella su “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”, mira a supportare situazioni di fragilità sociale ed economica, a sostenere le famiglie e la genitorialità.

Una specifica linea d’intervento è pensata per le persone con disabilità o non autosufficienti e prevede l’incremento di infrastrutture e la messa a disposizione di servizi e reti di assistenza. Infine, sono previsti interventi speciali di coesione territoriale con il rafforzamento della strategia nazionale delle aree interne rilanciata dal Piano Sud 2030.

Sanità: in ultimo ma non meno importante, la fetta di risorse destinata alla salute. Assistenza di prossimità e digitalizzazione sono i due snodi per i qualisi spenderanno 19,72 miliardi. La sanità deve essere vicina ai bisogni delle persone, con strutture sul territorio e telemedicina.

La novità è l’arrivo di 2.564 “case della Comunità”, una ogni 24.500 abitanti, che diventeranno il punto di riferimento sul territorio anche per l’assistenza domiciliare sulla quale si conta di realizzare 575 centrali di coordinamento, attivare 51.750 medici e fornire kit specializzati a 282mila pazienti. Previsti anche 730 mini-ospedali entro il 2026 e l’ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero con l’arrivo del Fascicolo Sanitario Elettronico.


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