Secessionisti, monarchici, nemici del Nord: tutte le bufale sui Neoborbonici sfatate


Da circa trent’anni risulta sempre più frequente e “famosa” la parola “neoborbonico”, ossia da quando sono nati movimenti ed associazioni meridionalisti per la tutela degli interessi del Sud, specialmente per la riscoperta delle verità storiche su quella parte di Paese quasi del tutto dimenticata o sminuita dagli organi di informazione cosiddetti ufficiali

La prima associazione culturale ad essersi proclamata tale fu proprio il “Movimento Neoborbonico“, l’associazione meridionalista più antica e seguita del Sud il cui presidente è Gennaro De Crescenzo, professore di Storia ed Italiano, giornalista, scrittore ed archivista. Negli ultimi dieci anni, ossia dal 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, la parola neoborbonico ha acquisito una doppia valenza, una positiva (ossia difensore del Sud, amante della propria terra e della propria storia), ed una negativa (secessionista, monarchico, leghista del Sud quindi fomentatore di odio nei confronti del Nord e racconta favole).

Spesso chi vuole (seppure in buona fede) a tutti costi mantenere una storia “ufficiale”, ormai quasi del tutto superata, basata sull’arretratezza del Sud preunitario, anche grazie all’appoggio di mezzi di comunicazione molto potenti, cerca di divulgare false informazioni su chi questi movimenti li ha fondati (senza magari concedergli diritti di replica), fomentando con luoghi comuni un certo scetticismo o certe distanze nei confronti di chi si dichiara neoborbonico, con la capacità chiaramente di allontanare magari persone che inizialmente possono essere interessate a tesi diverse da quelle “tradizionali”. Ed è proprio grazie a questi schemi che, per additare qualcuno che va contro le tesi cosiddette “ufficiali” sulla storia ed il presente del Sud, lo si accusa con il termine “neoborbonico”.

Con l’intento proprio di superare questi luoghi comuni e di informare chiaramente le persone sugli obiettivi dei neoborbonici, abbiamo rivolto qualche domanda proprio al professor De Crescenzo:

1) Chi sono i neoborbonici e perché spesso quando se ne parla si “generalizza” e si usano luoghi comuni? Siete davvero secessionisti, monarchici o inventori di bufale storiche?
Il Movimento Neoborbonico, dal 1993, è un movimento culturale nato per ricercare la verità storica su Borbone, Due Sicilie e Sud e per divulgarla in ogni modo. Il nostro slogan è Memoria, Orgoglio e Riscatto e finora, in 28 anni di attività continue (e tutte autofinanziate) non ci siamo mai candidati neanche nei condomini di casa nostra e siamo diventati una specie di “trend” storiografico e di categoria associata a meridionali che amano e difendono la loro storia grazie ai consensi raccolti in questi anni. Forse proprio per questo qualcuno ci riferisce obiettivi diversi e nonostante un curriculum chiaro continua a parlare di “monarchie” o “secessioni”. Non vogliamo re sui troni, non vogliamo e non possiamo tornare indietro nel tempo e l’Italia non può e non deve essere divisa perché da 160 anni non è stata ancora unita: l’unità che auspichiamo per i nostri giovani è la parità dei diritti e delle speranze. Chi nasce a Napoli o a Palermo deve avere le stesse occasioni di chi nasce a Torino o a Milano. E questo non capita da 160 anni e i neoborbonici non fanno altro che denunciarlo evidenziando la continuità di scelte a danno del Sud dal 1860 ad oggi. Se prima del 1860 non esisteva la questione meridionale e da allora in poi è nata e non è stata mai risolta colpa non sarà certo dei neoborbonici ma di classi dirigenti nazionali e classi dirigenti locali. E spesso chi attacca i neoborbonici fa proprio parte di quelle classi dirigenti (politici come intellettuali). E così si mettono magari sullo stesso piano neoborbonici e leghisti o ministri e premier come se avessimo lo stesso peso politico. Altro che “auto-assoluzioni”: noi condanniamo proprio le colpe di queste classi dirigenti anti-borboniche nel passato e anti-meridionali nel presente. Del resto gli stessi “accusatori” sono pronti a puntare il dito contro di noi ma non contro chi magari in 160 anni ha creato due Italie o chi negli ultimi 17 anni ha sottratto al Sud 840 miliardi di euro come riportano l’Eurispes o Svimez. Allora o pensano che ai meridionali tocchino meno diritti perché “inferiori” (e sono razzisti senza avere neanche il coraggio di ammetterlo) o in questo sistema trovano i loro vantaggi personali. Il prof. Vittorio Daniele, già autore di coraggiose ricerche in cui (come hanno fatto già Davis, Tanzi, Collet o De Matteo) dimostra che la tesi dell’arretratezza preunitario del Sud è falsa, nel suo ultimo libro scrive una cosa molto significativa: se Gramsci o Nitti oggi fossero vivi, gli accademici li avrebbero definiti “neoborbonici”.

2) Abbiamo notato che molti libri scolastici di storia (che da sempre hanno raccontato “le tesi del vincitore” su un Sud retrogrado e salvato dal Nord), stanno cambiando tesi anche grazie ai vostri interventi. Può spiegarci tale inversione di rotta?
Sono ancora tanti, purtroppo, i libri scolastici che raccontano le solite storie sul Sud ma inizia ad aumentare il numero dei libri “corretti”. Da un lato c’è un senso comune che cambia grazie alla grande opera di divulgazione realizzata in questi anni (a partire dalle tante ricerche archivistiche), dall’altro a volte le campagne di protesta mirate con lettere cariche, però, di fonti e documenti e risposte corrette di diversi editori forse anche preoccupati di perdere adozioni e lettori. Noi non abbiamo mai scritto o detto che le Due Sicilie fossero un paradiso. Erano un Paese con un loro sviluppo e trend positivi (e primati) in tanti settori. Questo andrebbe raccontato nei libri magari dando anche più spazio alla nostra storia trimillenaria, dai Greci ad oggi e ridotta in genere a poche righe o cancellata. È lì che nascono dannosissimi e immotivati complessi di inferiorità al Sud e di superiorità al Nord (la base delle questioni meridionali irrisolte).

3) Tra virus, politica e attualità come vi state muovendo in questi mesi? Che ci può dire della sfida in corso con Wikipedia?
Viviamo le difficoltà di tutti ma cerchiamo di continuare il nostro lavoro anche online con convegni e incontri (ultimo quello annuale di Gaeta per il Giorno della Memoria con grandi riscontri). Durante l’emergenza abbiamo dovuto incrementare gli interventi in difesa di Napoli e del Sud con seguitissime campagne social di fronte a giornalisti e opinionisti vari pronti ad attaccare gli “errori” nostrani ma non quelli del resto dell’Italia. Da qualche mese è nato, poi, un movimento civico-culturale (il Movimento per il Nuovo Sud) che ha fatto sue alcune nostre istanze oltre alla nostra simbologia e, per quanto possibile, alcuni di noi gli stanno dando una mano all’insegna di una linea che condividiamo da tempo (“né a destra né a sinistra ma a Sud“). Oltre a questo ricordiamo con piacere una grande iniziativa alla quale abbiamo collaborato: una raccolta di fondi per gli ospedali meridionali promossa dal principe Carlo di Borbone, capo della Casa Reale delle Due Sicilie e dall’Ordine Costantiniano (200.000 euro distribuiti fino ad oggi). Su Wikipedia c’è poco da dire: l’enciclopedia (“libera” tra virgolette) da anni cancella la voce relativa al Movimento Neoborbonico e anche al sottoscritto nonostante le tante fonti (compresi anche i convegni internazionali a noi dedicati) e, nel mio caso, i 15 libri scritti: noi non saremmo “enciclopedici” mentre lo sarebbero le voci dedicate ad associazioni sabaude, per la caccia o di ufologi o (è surreale) voci “contro” i neoborbonici… E intanto la voce risulta in quasi tutte le lingue del mondo (tranne che in italiano)…

4) Come si collocano i neoborbonici rispetto ad azioni “eclatanti” o a chi li accusa di alimentare una rivalità tra Nord e Sud?
Non abbiamo mai amato o promosso, in circa 30 anni, iniziative “violente”: per noi i binari erano e restano quelli della ricerca, della divulgazione (nelle scuole come nelle strade o negli stadi) e della denuncia di quello che viene fatto per o contro il Sud. Le statue, ad esempio, non vanno mai imbrattate o abbattute. Il famoso scrittore Riccardo Pazzaglia che fondò con me il movimento mi disse una cosa molto saggia: avremo vinto il giorno in cui in tanti inizieranno a ridere di eroi risorgimentali più o meno famosi. Sarà quello il segnale di una ritrovata consapevolezza e il senso comune porterà a cambiare libri e magari nomi di strade e piazze. Non esistono “nemici” del Nord ma esistono tante persone alle quali (al Sud come al Nord) abbiamo il diritto e il dovere di raccontare verità storiche e discriminazioni attuali per quello che secondo noi può e deve rappresentare un “nuovo patto” per questo Paese, nel reciproco rispetto e nella reciproca conoscenza. La sfida è e sarà questa. Una sfida complessa ma i segnali sono tanti e positivi e possiamo vincerla.


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