Lino Guanciale: “Napoli è umana, qui nessuno si trova spaesato. Ti educa alla vita”


La seconda stagione del “Commissario Ricciardi” si farà“, lo ha detto l’attore Lino Guanciale in un’intervista a Repubblica.it.

Non so ancora quando gireremo, – ha continuato – ma non vedo l’ora di riprendere in mano impermeabile e divisa e di venire a Napoli. E appena i teatri riapriranno mi piacerebbe portare in scena “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo e “I dieci comandamenti” di Raffaele Viviani“.

La fiction ispirata ai romanzi di Maurizio De Giovanni è stata un grande successo, l’ultima puntata ha tenuto incollati davanti al televisore quasi 6 milioni di telespettatori, battendo gli altri programmi.

Napoli non è soltanto una città, – ha detto – ma un luogo dell’anima di straripante bellezza, apollinea e dionisiaca che costringe chiunque a ripensarsi. È successo anche a me. È estremamente umana, inclusiva, nessuno a Napoli si trova spaesato, ma senza alcuna retorica sulla sua ospitalità, nel senso che il bello sta anche nella sua pericolosità, per starci devi imparare a campare, nella città non ci sono solo luci ma anche ombre. Napoli ti educa alla vita. Quanto ho camminato per la città… All’alba o la sera a via Toledo o alla scalinata di Capodimonte, al rione Sanità dove de Giovanni colloca la casa di Ricciardi“.

Ho camminato molto per entrare in rapporto con quella città che avevo scoperto già da lettore. Ho sempre immaginato Ricciardi come un flâneur, lui non è cresciuto lì, è cilentano, va alla scoperta dei modi dire, cammina tanto anche per trovare sollievo al peso della sua vita. Camminare tra le strade di Napoli è stato essenziale nella costruzione del mio Ricciardi“, ha continuato.

Chiunque voglia viaggiare a Napoli prima ancora di andarci deve leggere Eduardo e Viviani. Mi piacerebbe portarli a teatro. Dobbiamo preoccuparci delle riaperture, certo, ma prima di tutto cogliere l’opportunità di queste chiusure causate dalla pandemia per occuparci del welfare di un settore che si è scoperto senza tutele. Dobbiamo guardare al reddito d’intermittenza come in Francia e o al modello belga: se fossero esistiti in Italia i lavoratori dello spettacolo non avrebbero sofferto così tanto. Le proposte in Parlamento ci sono, speriamo non rimangano chiuse in un cassetto“, ha concluso Guanciale.


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