Covid, Ascierto: “Le scuole di per sé sono sicure ma fuori succede il ‘patatrac'”


Il professor Paolo Ascierto, noto oncologo campano particolarmente attivo nella lotta al covid, è intervenuto al seminario ‘Scuola e Pandemia’, organizzato dal Sam-Gilda di Napoli, ha affrontato le criticità relative alla riapertura delle scuole.

Ascierto, riapertura delle scuole: “Il problema è il prima e il dopo”

Queste le sue parole: “Incominciamo con il dire che le scuole, in questo momento, prese di per sé sono sicure. In tutte le scuole sono stati messi in atto i vari protocolli per il distanziamento sociale e al loro interno c’è un controllo che rispecchia questi requisiti. La scuola di per sé sarebbe anche sicura, anche considerando il fatto che abbiamo il 68% di insegnanti sono vaccinati”.

Secondo il professor Ascierto le problematiche si legherebbero alle modalità di trasporto e agli assembramenti fuori dagli istituti: Il problema, a cui fanno riferimento i miei colleghi, è il prima e il dopo della scuola. Quando parliamo di studenti, soprattutto delle superiori, sappiamo che prendono spesso i mezzi pubblici. Lì si crea l’assembramento. Quanto al dopo, io ho parlato con tanti professori nei mesi scorsi quando sono state riaperte le scuole e tutti sono stati concordi nel dire che la scuola di per sé è sicura ma fino al suono della campanella. In quelle ore c’è il distanziamento, mettono la mascherina, riescono a controllarli. Dopo, quando vanno fuori, succede il patatrac”.

“Gli elementi cruciali dunque sono il prima e il dopo della scuola. E i numeri, in questo momento, non ci permettono di allentare la guardia perché viaggiamo sui 2.000 casi al giorno. Sentivo dei colleghi del Cotugno poco fa che mi parlavano di file di pazienti, ce ne sono tanti che vengono ricoverati per polmonite. Quindi non c’è una situazione di diminuzione del numero di contagi tale che ci possa permettere di allentare la presa. Il momento è critico perché ci troviamo nel pieno della campagna vaccinale”.

Sul caso AstraZeneca: “Non dimentichiamo quello che è successo nel Regno Unito e ad Israele con la vaccinazione di massa. Ciò a testimonianza di come il vaccino AstraZeneca, verso cui si stanno dicendo tante cose, abbia una sua dignità. Non esistono vaccini di serie A e serie B. Ha una sua protezione, con il richiamo porta l’indice di protezione al 90%. Ci sono, come tutte le cose, degli effetti collaterali rari e quindi può essere fatto con molta tranquillità”.

“Il fatto che quasi il 70% degli insegnati lo abbia fatto è importante perché può rendere le scuole ancora più sicure. Però se non si fa un’azione sul prima e il dopo, la possibilità di diffusione del contagio c’è perché sono delle situazioni di assembramento che poi portano soprattutto tra i ragazzi a un aumento del contagio”.

A ciò si aggiunge l’elevata trasmissibilità della variante inglese: “In questo momento rappresenta oltre il 70% degli infetti. Si caratterizza per la presenza di più sintomi e più pazienti che vanno in ospedale con la polmonite. Tra l’altro è quella che si diffonde anche di più tra i giovani e ce ne sono anche tanti ricoverati. Un fenomeno che abbiamo già visto nel Regno Unito che oggi grazie alla campagna vaccinale, fatta soprattutto con AstraZeneca, ha visto una riduzione drammatica del numero dei ricoverati”.

“In questo momento critico è importante fare attenzione proprio per dare modo alla campagna vaccinale di essere terminata, garantendo la protezione alla popolazione. Ci sono situazioni, e mi riferisco alle prime elementari e medie, dove è necessario un insegnamento in presenza. I bambini iniziano a leggere e scrivere, hanno bisogno di quel contatto per essere guidati. Lo stesso per i ragazzi di prima media che fanno un salto verso una scuola di livello superiore. Ma anche le soluzioni ibride vanno incoraggiate: non tutti i giorni e non tutti insieme, con una differenziazione. Non si può pensare ad una riapertura se non si pensa come sistemare il prima e il dopo con dei controlli serrati anche fuori dalle scuole”.


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