Primo trapianto pediatrico al mondo: da donatore positivo al Covid a ricevente negativo


Trapianto di cuore per un ragazzo quindicenne affetto da cardiomiopatia dilatativa, il suo donatore al momento dell’intervento risultava positivo al Covid-19.

Nei giorni scorsi all’ospedale Bambino Gesù di Roma è stato effettuato il primo trapianto pediatrico al mondo tra un donatore di cuore positivo al Covid-19 e un paziente negativo. La cura di anticorpi monoclonali ha permesso di eliminare il rischio che il ricevente, un ragazzo di 15 anni, potesse contrarre il virus. Il quindicenne era affetto da cardiomiopatia dilatativa, una patologia che non permette al cuore di pompare in maniera efficace il sangue nell’organismo, con un’incidenza di 1 caso su 2.500 negli adulti e di 0,57 ogni 100mila in età pediatrica quindi molto raro.

TRAPIANTO SU UN QUINDICENNE DA DONATORE POSITIVO AL COVID

L’Ospedale Bambin Gesù riporta questa storia a lieto fine. Dopo aver atteso un anno con un trapianto temporaneo di cuore artificiale, è stato trovato un organo compatibile con quello del ragazzo da parte di un donatore positivo al Covid-19. Dopo aver effettuato diversi test, che hanno coinvolto i reparti di Microbiologia, Immunologia clinica e Vaccinologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, si è riscontrata una carica virale estremamente ridotta. Il  Centro Nazionale Trapianti ha quindi autorizzato una deroga alla normativa in vigore per poter effettuare il trapianto di cuore, lo stesso ha fatto l’Agenzia Italiana del Farmaco che è responsabile del protocollo per l’utilizzo degli anticorpi monoclonali, possibile solo su pazienti già malati di Covid-19 e a determinate condizioni. Dopo aver ricevuto entrambe le autorizzazioni, i medici hanno effettuato prima il trapianto, e poi successivamente hanno somministrato degli anticorpi monoclonali, per far in modo che il paziente fosse totalmente immune da eventuale contagio da Covid-19.

L’operazione è il frutto di un percorso multidisciplinare in cui l’aumentata esperienza nell’utilizzo delle strategie per il trattamento del SARS-SoV-2, come i vaccini, le terapie monoclonali e le terapie antivirali – spiega il professor Paolo Palma, responsabile di immunologia clinica e vaccinologia dell’Ospedale – ha portato all’ottimizzazione di una serie di strumenti, sia di ricerca che clinici, che hanno aperto prospettive fino a poco tempo fa impensabili“.

Ma nonostante tutto hanno fatto il possibile per trovare un cuore nuovo al ragazzo.


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