SMCV, Ciambriello risponde a Salvini che difende i poliziotti: “Legga le carte. Hanno condizionato la vita in carcere”


Il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato che giovedì sarà a Santa Maria Capua Vetere per difendere le forze dell’ordine che sono state accusate di presunti abusi ai danni di detenuti. 52 gli agenti della polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale “Francesco Uccella” che sono finiti sotto indagine. Per l’ex Ministro degli interni si tratta di un’ingiustizia: “Detenuti assolti e poliziotti indagati e in carcere. Qualcosa non funziona“.

PRESUNTI ABUSI SU CARCERATI, CIAMBRIELLO RISPONDE A SALVINI

A tutela dei carcerati, è sceso in campo Samuele Ciambriello (garante dei detenuti della Campania) che durante la trasmissione ‘Barba&Capelli’ su Radio Crc Targato Italia ha parlato delle dichiarazioni di Salvini:

Salvini ha detto questa cosa a caldo senza leggere le 12 pagine della Procura. Qui non si fa processo alle intenzioni. Salvini fa bene a chiedere giustizia e attraverso gli avvocati chieda i video. Il clima si deve rasserenare con l’accertamento della realtà. Ho mostrato più volte apprezzamento per il lavoro della polizia penitenziaria ma in questo momento manifesto la mia solidarietà alla magistratura che in tempi brevi ha fatto luce sugli episodi del 6 aprile 2020.

Il giorno 8 aprile segnalai alla Procura di Santa Maria, il 9 ci furono le proteste dei familiari e lo stesso giorno un magistrato di sorveglianza è andato nelle celle rendendosi conto delle lesioni sul corpo di questi reclusi, il giorno dopo si recarono i carabinieri e sequestrarono i video. Qui ci sono chat, immagini e anche il tentativo di manomissione di prova, hanno provato a condizionare la vita in carcere.

Accuse pesanti quelle rivolte da Ciambriello che devono trovare ancora conferma dalle indagini:

Non è solo una questione di percosse e di lesioni ma di atteggiamenti di un branco che rompe fisicamente la dignità delle persone. Il carcere deve togliere il diritto alla libertà ma non alla dignità. Serve un progetto di accudimento e reinserimento sociale. Quello che mi ha colpito è il senso di impunità che hanno queste persone. Otto sono in carcere e 18 ai domiciliari, si è rotto un rapporto fiduciario e ora deve essere il Dap ad intervenire”.


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