Santa Maria, scarcerato un agente dopo 10 giorni: “Innocente ma trattato come un delinquente”

Pestaggio dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere


Il giudice per le indagini preliminari di Santa Maria Capua Vetere ha scarcerato un agente accusato del pestaggio dei detenuti avendone constatato l’innocenza. Gli avvocati del poliziotto, infatti, sono riusciti a dimostrare che il loro assistito non era in servizio quel 6 aprile 2020, giorno in cui si sono verificati i fatti.

Santa Maria, scarcerato un agente accusato del pestaggio: non era in servizio

Hanno fatto il giro del web le immagini delle violenze consumate all’interno della casa circondariale ‘Francesco Uccella’ ai danni dei detenuti della sezione ‘Nilo’. Una ‘orribile mattanza’, così come l’ha definita il Gip, che trapela nelle parole delle vittime che hanno vissuto sulla propria pelle la furia degli agenti, riportandone conseguenze fisiche e mentali.

Gli stessi detenuti, nel corso delle indagini, hanno identificato i responsabili di quelle violenze. Per uno degli agenti individuati e finito agli arresti domiciliari, tuttavia, si è trattato di un errore. L’agente, impiegato all’ufficio colloqui dei detenuti, lavorando dal martedì al sabato, proprio nei giorni del 5 e 6 aprile era di riposo. Dall’interrogatorio è emerso che probabilmente è stato scambiato per un altro uomo. Gli investigatori non escludono la pista della vendetta: secondo alcuni l’interessato sarebbe stato facilmente riconoscibile ma indicato volutamente per aver sventato, nei giorni precedenti, l’ingresso di droga e cellulari nascosti nei pacchi per i detenuti.

Dopo 10 giorni trascorsi agli arresti domiciliari, a seguito della scarcerazione, l’agente potrà ritornare in servizio. Lui stesso, all’Ansa, ha rivelato: “Sono un dipendente statale e sono stato trattato come un delinquente pur essendo innocente. Sono ancora sotto choc, infangato dai detenuti dopo aver ricevuto sei encomi e, come se non bastasse, ho subito anche una serie di minacce su Facebook”. 

Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario regionale del sindacato della polizia penitenziaria Ciro Auricchio: “Questo episodio dimostra quanto siano deleterie le violazioni della privacy quando le indagini sono ancora nella fase preliminare. Il collega e la sua famiglia hanno vissuto ingiustamente dieci giorni di inferno”.


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