Matteo Salvini torna a Napoli per Maresca: “Serve un referendum sulla giustizia”


Matteo Salvini è tornato stamane a Napoli in piazza Nazionale, per sostenere ufficialmente la candidatura di Catello Maresca a sindaco della città, attraverso la lista civica “Prima Napoli” priva dei simboli della Lega, e lo ha fatto presenziando ad una raccolta firme per il referendum sulla giustizia che la Lega ha avviato da tempo col sostegno dei radicali. Il referendum è incentrato su sei quesiti: la riforma del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione del decreto Severino. Ad accompagnarlo c’erano, tra gli altri, l’europarlamentare e coordinatore regionale della Lega Valentino Grant, il deputato Gianluca Cantalamessa e l’ex sottosegretaria Pina Castiello.

MATTEO SALVINI TORNA A NAPOLI PER SOSTENERE MARESCA E IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA

Quelle firme le stiamo raccogliendo per la giustizia giusta e per la certezza della pena, per avere i colpevoli in carcere e gli innocenti a casa. Sono firme rivoluzionarie” – esordisce il leader della Lega – “Noi vogliamo una giustizia veloce, i processi non possono durare dieci, vent’anni sulla pelle dei cittadini. Io ad esempio il prossimo processo ce l’ho il 15 settembre a Palermo per sequestro aggravato e continuato per aver bloccato qualche giorno uno sbarco di immigrati, e l’ho fatto a nome vostro e per difendere l’Italia. Perché qui di delinquenti stranieri non ne vogliano, già ci bastano i nostri”. A chi gli chiede di commentare i fatti di Voghera, dove l’assessore leghista ha ucciso un cittadino magrebino a colpi di pistola, Salvini è lapidario: “I processi li fanno i magistrati, non i giornalisti. A me risulta che la persona uccisa avesse precedenti penali, per violenza e aggressione. Lascio quindi giudicare a chi di competenza”.

E proprio il tema della giustizia è quello che più agita in questi giorni una parte consistente della magistratura, nonché le diverse anime della maggioranza a sostegno di Draghi, e in particolare il M5S, che con Conte sta cercando di mediare sul disegno di legge a firma del ministro Cartabia.

Firmo con convinzione il referendum perché è il primo vero segnale per la giustizia in questo Paese, e io di giustizia un po’ me ne intendo. La riforma Cartabia, ce lo dice l’Unione europea, è il presupposto per tutto il resto: se vogliamo crescere e andare avanti, dobbiamo avere una giustizia rapida e che sia davvero giusta”dichiara Catello Maresca, che poi torna a soffermarsi sul programma per Napoli – “La gente ci chiede vivibilità, sicurezza, normalità, perché Napoli diventi una città normale, dove vengano gli imprenditori ad investire, dove si può investire, dove si può vivere godendo delle bellezze che la natura ci ha donato. La Lega e Salvini oggi sono a Napoli anche per sostenere un progetto importante di rinascita che coniuga il civismo con la politica sana. Si tratta della testimonianza evidente dell’impegno del govrno e delle istituzioni per far ripartire Napoli e lasciarsi alle spalle 30 anni di malgoverno”.

Salvini accolto dai sostenitori in piazza Nazionale

Severino Nappi, coordinatore cittadino della Lega, torna a ribadire il senso dell’iniziativa referendaria: “Noi abbiamo avviato una grande iniziativa popolare democratica per aprire sul tema della giustizia. Siamo a favore dei cittadini per una giustizia più giusta ed efficiente, sulla base del principio chi sbaglia paga. Con la riforma Cartabia si apre finalmente quell’azione diretta tra l’azione del governo Draghi, la questione referendaria e l’avvio di un nuovo ragionamento parlamentare, non più di bieco giustizialismo come quello portato avanti dai 5 Stelle. Io credo, e lo dico da giurista, che il tempo della giustizia sia legato alla sua efficienza, non ai gradi di giudizio. Dunque una giustizia che funziona bene, garantisce il diritto dei cittadini”.

La pensa allo stesso modo anche il senatore Ugo Grassi, professore ordinario di diritto privato alla Parthenope, eletto a suo tempo con il M5S e transitato poi nelle fila della Lega: “Il ministro Cartabia si è trovato davanti alla necessità di rimediare alla disastrosa riforma Bonafede, che a suo tempo già avversai. Ci sono errori logici e tecnici gravi al suo interno. La riforma Cartabia evita di rendere imprescrittibili i reati, se non per quelli gravissimi, e trova una soluzione intermedia: mantiene da un lato l’impianto della riforma Bonafede dove stabilisce che la prescrizione cessa di decorrere dalla sentenza di primo grado, dall’altro introduce una improcedibilità se il processo non si conclude successivamente in tempi ragionevoli. Il sistema così delineato potrebbe funzionare a condizione che i processi siano rapidi ed efficienti. Per questo noi senatori e deputati ci riserviamo comunque di compiere una ulteriore valutazione del testo per migliorarlo. Ma va detto che quella della Cartabia è una strada ragionevole, mentre gran parte della responsabilità per l’attuale situazione in tema di giustizia ricade proprio sul Movimento 5 Stelle”.


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