Soberana: da Napoli a Cuba per testare il vaccino cubano


Il 15 novembre 2021 trentacinque volontari italiani sono partiti per Cuba per testare sulla propria pelle il vaccino cubano Soberana come dose booster di rinforzo, dopo il ciclo completo europeo. Il progetto parte da Torino, infatti il test clinico prende il nome di “Soberana Plus Turin”, in collaborazione con l’Istituto Finlay dell’Havana che si occupa della produzione dei vaccini.

Da Napoli sono partiti cinque volontari: Giuliano Granato -portavoce nazionale di Potere al Popolo-, Francesco Menna -iscritto di Potere al Popolo-, Maurizio Coppola -inserito nella Segreteria europea dell’Assemblea internazionale dei popoli e attivista di Potere al Popolo-, Francesco Saverio Tirro -membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo- e Alessandro Castaldo.

Mentre sono ancora a Cuba -il rientro è previsto per il 26 novembre-, abbiamo parlato con Giuliano Granato e Francesco Menna che, nei giorni successivi all’inoculazione del vaccino, hanno potuto partecipare a diverse attività con ricercatori e medici del posto.

Foto di Francesco Menna.

Soberana Plus: il vaccino cubano che dovrebbe essere inserito nell’elenco europeo

Il punto di partenza su cui i due volontari si sono soffermati è la cooperazione: tutti i centri che hanno partecipato alla creazione del vaccino cubano –uno dei cinque già sviluppati, tre dei quali somministrati alla popolazione dai due anni in su– hanno collaborato fra di loro lavorando su una tecnologia già ben conosciuta, per raggiungere un unico obiettivo.

Il proposito di questi volontari, ci spiega Granato, è di dimostrare che un vaccino del tutto pubblico quale Soberana può essere sicuro ed efficace almeno quanto quelli sviluppati e distribuiti dalle multinazionali farmaceutiche, come Pfizer, Astrazeneca o Johnson&Johnson. Continua dicendo: “Ci è sembrato interessante partecipare all’iniziativa sia per avere un’arma in più contro il Covid collaborando con un paese come Cuba, lottando affinché il Soberana Plus venga riconosciuto come valido anche in Europa, ma anche per dimostrare che la cooperazione nazionale paga molto di più della competizione, come quella nata nell’UE. In più, si rende noto il fatto che un’isola di 11 milioni di abitanti sia riuscita a produrre cinque vaccini pubblici nonostante sia sottoposta da sessant’anni al blocco economico degli Stati Uniti, perciò potrebbe riuscirci anche l’Europa liberandosi dal dominio delle multinazionali farmaceutiche.“.

Lo scopo ultimo di questi volontari è proprio quello far introdurre il Soberana Plus -e gli altri vaccini cubani- nell’elenco dei vaccini riconosciuti dall’Unione Europea una volta concluso definitivamente il test clinico il 15 dicembre 2021. Ma in che modo? Giuliano Granato ci dice: “Dimostreremo attraverso la nostra esperienza diretta che Soberana è un vaccino efficace. In termini politici, organizzeremo assemblee e iniziative pubbliche su tutto il territorio nazionale ed elaboreremo un’interrogazione parlamentare in cui si chiederà come mai il Soberana non sia visto come un vaccino valido anche in Europa, nonostante la sua comprovata efficacia. Inoltre, l’Italia ha anche un’autonomia teorica rispetto alle autorità europee, in quanto potrebbe essere autorizzata dall’AIFA a somministrare il vaccino cubano.“.

Foto da Facebook: Giuliano Granato.

L’accoglienza dei medici e di tutto lo staff di Cuba

Un aspetto che ha colpito molto i volontari è stata la naturale accoglienza dei medici e dello staff medico tutto, la passione che mettono nel loro lavoro e la voglia di prodigarsi per la comunità: ciò che salta agli occhi è che la tutela della vita viene messa davanti al profitto. Francesco Menna racconta: “Mi ha entusiasmato l’umiltà dei medici e dei ricercatori, sempre disponibili a rispondere alle nostre domande e a spiegarci tutti i passaggi della formulazione del vaccino. Un’accoglienza perfetta da tutti i punti di vista, anche per quanto riguarda gli esponenti politici: sono stati tutti molto entusiasti di ricevere dei volontari Europei che cercano di scardinare il blocco decennale che c’è verso l’isola di Cuba.“.

Foto da Instagram: Francesco Menna.

E la disponibilità non si limita solo al momento dell’arrivo o della somministrazione della dose vaccinale, ma anche durante la permanenza dei volontari alla Pradera, Centro internazionale per la salute, i medici e tutto lo staff del centro hanno proseguito con screening medici ogni giorno, monitorando i parametri vitali e visitando uno ad uno ogni volontario. In più, la stragrande maggioranza della popolazione cubana è a conoscenza dell’esistenza di questo test clinico in quanto è stato volutamente pubblicizzato perché fonte di grande orgoglio nazionale per Cuba: trentacinque abitanti del cosiddetto primo mondo hanno voluto testare sulla propria pelle il Soberana, riponendo piena fiducia nella scienza biotecnologica cubana.

Francesco Menna ci spiega che, nonostante la nostra idea dell’isola possa essere fuorviante, i laboratori presentano tutte le prerogative per essere in perfette condizioni e produrre vaccini. Una ricercatrice ha aggiunto: “Ci sono dei requisiti dell’OMS che vanno rispettati, perciò come ne tengono conto altri paesi per altri vaccini , lo facciamo anche noi qui.“. Tutto sembra essere molto trasparente: nei vari centri si possono visitare i laboratori e ci si può confrontare col personale medico e di ricerca, infatti è stato possibile per i volontari conoscere direttamente le persone che hanno creato e lavorato al vaccino, creando un rapporto di fiducia anche coi pazienti, cosa che non succede per quanto riguarda le multinazionali del farmaco.

Foto di Francesco Menna.

Per concludere, Granato ci propone un esame dettagliato del post somministrazione: “Gli effetti collaterali del Soberana Plus sono quasi del tutto inesistenti: meno dell’1% della popolazione a cui è stato somministrato ha patito controindicazioni per niente gravi -come decimi di febbre o arrossamenti-, mentre tra l’1 e il 10% hanno lamentato solo un lieve dolore al braccio.“.

Non c’è che da aspettare il ritorno dei volontari e la loro prossima mossa una volta tornati a casa dall’esperienza cubana.

Foto di Francesco Menna.


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