Napoli, apre hub vaccinale in convento per i poveri e i bisognosi


Immigrati, bisognosi e anche qualche italiano senza fissa dimora. Sono quelli che vengono accolti nell’hub vaccinale allestito all’interno della farmacia solidale del Borgo Vergini, a Napoli, nel quartiere Sanità.

Hub vaccinale alla Sanità

Inaugurato ieri pomeriggio alla presenza del vescovo di Napoli Mimmo Battaglia e del direttore generale dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, è dedicato alle persone sole, ai poveri e agli stranieri che hanno fatto la prima dose di vaccino nel loro Paese e non sanno come fare la seconda dose in Italia.

Come riporta Ansa.it, ci sono subito trenta dosi di Pfizer per chi si è prenotato alla farmacia solidale. Una ragazza rumena, Emilia, la prima a beneficiare del vaccino. Dopo di lei un pakistano.

I medici vaccinatori sono tutti volontari, ed il calendario prevede altre vaccinazioni venerdì 26, e poi il 3, il 17 e il 29 dicembre. “Ma ne organizzeremo anche altre di sabato. Molti – spiega la dottoressa Bianca Iengo vengono per fare la prima dose. Dopo una prima fase di sperimentazione in estate con le prime trecento dosi da oggi si va a regime. Grazie anche all’impegno di tanti medici volontari, all’Asl Napoli 1 e ai missionari che ci ospitano. Il pensiero che ci ha animato è il Vangelo secondo Luca dove si dice “oggi per questa casa è venuta la salvezza“.

Ogni volta che facciamo qualcosa per qualcuno in realtà stiamo ricevendo più che dando – ha detto il vescovo di Napoli Battagliae ci stanno salvando. I poveri non si contano, si abbracciano. Ogni fragilità può essere trasformata in opportunità e c’è molta più gioia nel dare che nel ricevere. Dal volontariato arriva la speranza che ci autorizza a confidare in tempi migliori“.

Soddisfatto il dg dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva: “Ci siamo chiesti se fosse utile attrezzare questo centro vaccinale – ha detto – è la risposta è stata subito positiva. Non è più il momento di fare 8000 dosi a Capodichino, abbiamo bisogno di una rete più capillare di centri vaccinali in modo da decongestionare le strutture ospedaliere dove dobbiamo tornare alla nostra straordinaria normalità e dedicarci a quelle malattie, come i tumori, rispetto alle quali il Covid ci ha distratto“.


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