“Qui non vogliamo napoletani”, ultras dell’Inter massacrano un ambulante. Non sono solo cori


Massacrato all’esterno dello stadio San Siro soltanto perché è napoletano. È successo lo scorso 16 febbraio e per quei fatti Andrea Beretta, capo ultras dell’Inter di 47 anni, è stato messo agli arresti domiciliari su provvedimento del gip del Tribunale di Milano Angela Minerva. L’uomo in passato è stato già raggiunto da Daspo ed arrestato prima di un derby tra Inter e Milan.

“Qua i napoletani non li vogliamo”: massacrato dagli ultras dell’Inter

L’episodio, raccontato da numerosi media e ricostruito dalla PM Cristiana Roveda, sarebbe accaduto prima della partita Inter-Liverpool: la vittima è un venditore di gadget che lavora in occasione delle partite casalinghe delle squadre milanesi. Dopo il solito ritrovo al Baretto, quattro o cinque ultras interisti si sarebbero diretti verso lo stadio e lì avrebbero individuato il venditore ambulante notando l’accento partenopeo. Secondo quanto denunciato da quest’ultimo, Beretta e gli altri gli avrebbero detto “Qua i napoletani non li vogliamo”, e poi avrebbero cominciato a picchiarlo in modo pesante.

Uno del gruppo lo avrebbe immobilizzato mentre il capo ultras lo prendeva a calci, pugni e gli strappava di mano lo spray che assume per curare l’asma. L’ambulante aveva estratto il Ventolin per convincere gli ultras interisti a fermarsi, mostrando così che le sue condizioni di salute non erano buone e stava per sopraggiungere una crisi respiratoria. Gli uomini, al contrario, hanno continuato a picchiarlo. Soccorso e portato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Carlo, i medici hanno rilevato un trauma cranico, contusioni, abrasioni e la frattura del perone, un osso della gamba.

Beretta ora è accusato di lesioni personali aggravate, con l’aggravante dei futili motivi e con la finalità di discriminazione etnica, razziale e religiosa. Il capo ultras è stato riconosciuto attraverso le immagini dell’impianto di video sorveglianza ed il racconto di alcuni testimoni che aiutato la Digos nelle indagini.

Non sono cori innocenti quelli cantati negli stadi

Un fatto il quale dimostra che non sono “solo cori” quelli che vengono cantati, contro i napoletani, in numerosi stadi del Centro e del Nord Italia. Alla loro base vi sono effettivamente razzismo e odio nei confronti dei partenopei, sentimenti che in questo caso hanno portato al pestaggio dell’ambulante, colpevole di essere nato in una zona che non gradita ai quel gruppo di ultras dell’Inter.


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