Commercio, in Campania è crisi nera: il 20% dei negozi ha chiuso


Negozi chiusi in Campania. Mentre Napoli riesce ancora a resistere, nelle altre città della Campania la situazione dei negozi è critica. E’ il quadro emerso dall’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa.

A Napoli il commercio al dettaglio si è mantenuto stabile con 30.000 esercizi attivi (anche in virtù del boom turistico della città), mentre nei principali centri urbani della regione, tra il 2012 ed il 2022, tra il 10 ed il 20% degli esercizi commerciali ha chiuso definitivamente.

Salerno in 10 anni ha visto chiudere 71 negozi su 300 nel centro storico, e 400 su 1900 nel resto della città; un calo pari al 20%. A Caserta si è passati da 1081 esercizi aperti nel 2012 (di cui 521 nel centro storico) a 927 nel 2022 (462 nel centro storico). Calo drammatico ad Avellino, dove si passa dai 862 negozi del 2012 ai 711 del 2022. Meno il calo a Benevento, da 784 negozi nel 2012 a 705 nel 2022.

Negozi chiusi in Campania: situazione critica

I negozi di vicinato forniscono un servizio indispensabile ai cittadini e sono una garanzia di vivibilità e sicurezza delle nostre città – commenta ad Ansa.it i dati il presidente Confcommercio Campania, Pasquale Russo – Inoltre, il nostro tessuto commerciale, così vario e diffuso, è una componente fondamentale dell’identità dei nostri centri urbani: le nostre città sarebbero irriconoscibili senza quella fitta trama di negozi caratteristica della civiltà urbana italiana. Perciò la desertificazione commerciale è un problema che non riguarda solo l’economia, bensì la società nel suo complesso. La politica deve finalmente riconoscere il valore sociale delle piccole imprese commerciali ed artigianali, mettendole al centro delle politiche di riqualificazione urbana e di sviluppo del territorio. I Distretti del Commercio, strumento di partenariato pubblico-privato introdotti di recente in Campania anche grazie all’impegno della Confcommercio, possono essere un valido strumento di rigenerazione dei centri urbani e delle attività commerciali, come già accaduto in Lombardia ed in Veneto: chiediamo perciò alla Regione Campania di intervenire con fondi adeguati per cofinanziare le iniziative di riqualificazione che potranno essere messe in campo dai Distretti“.

100mila negozi nelle città italiane tra il 2012 e il 2022

Alla base della scomparsa di 100mila negozi nelle città italiane tra il 2012 e il 2022 c’è senza dubbio l’avvento dell’e-commerce che ha rivoluzionato le abitudini di acquisto degli italiani. Lo afferma Assoutenti, commentando la ricerca di Confcommercio sulla desertificazione del commercio in Italia.

I numeri sulla crescita del giro d’affari dell’e-commerce non lasciano spazio ai dubbi – spiega Assoutenti – In soli 7 anni le vendite sul web sono passate nel nostro paese dai 16,6 miliardi di euro del 2015 ai 48,1 miliardi del 2022: la spesa degli italiani per gli acquisti online è così salita da una media di 643 euro a famiglia del 2015 ai 1.864 euro del 2022, con un aumento che sfiora il +190%.

I negozi tradizionali non sono stati in grado di tenere il passo, né di cogliere le opportunità offerte dal web, complice anche normative obsolete e non più attuabili come quelle sui saldi che limitano fortemente la possibilità degli esercenti di praticare sconti – afferma il presidente Furio Truzzi – La sparizione dei negozi dalle città italiane danneggia sia i commercianti, sia i cittadini che risiedono nei piccoli centri e si vedono privati di servizi fondamentali, e crea una nuova forma di degrado urbano con la strade sempre più caratterizzate da serrande abbassate che offrono una immagine deprimente del nostro paese” – conclude Truzzi.


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