La Scopa, più che un semplice gioco di carte


E’ uno dei giochi di carte più amati e conosciuti in Italia, e affonda le proprie radici in una storia affascinante che racconta molto della cultura popolare italiana. Parliamo della Scopa, oggi riconosciuta come parte del patrimonio culturale nazionale, proposta in eventi culturali, sagre e tornei anche per tramandarne la tradizione alle nuove generazioni. I giovani, in particolare, la scoprono attraverso le app, i casino online, e le altre piattaforme che permettono di giocare virtualmente con persone da tutto il mondo.

 

Un po’ di storia

Il gioco della Scopa nasce in un contesto storico nebuloso, presumibilmente intorno al XVI secolo. Inizialmente le carte utilizzate potrebbero essere state i tarocchi o altri tipi di natura regionale, che hanno poi lasciato spazio all’uso delle carte napoletane, le più utilizzate tuttora e ovunque in Italia. Ciò si deve, probabilmente, alla fama che la Scopa ha conosciuto proprio nella capitale partenopea tra il Quattrocento e il Settecento. La tradizione ne rintraccia l’origine in due giochi di origine spagnola, “Primiera” e “Scarabucion”. L’affascinante passatempo è molto praticato nel Quattrocento nella zona del porto di Napoli, dove pirati e pescatori si fermano a giocarsi i bottini conquistati nei vari assalti alle navi mercantili.

In origine, il gioco è appannaggio delle corti e dei ceti sociali elevati, ma grazie alla semplicità delle sue regole si diffonde anche tra le classi popolari, diventando un passatempo conviviale e alla portata di tutti. La sua fama si fa letteraria: Ludovico Antonio Muratori lo cita nell’opera “Della Repubblica Italiana”. Ma è soprattutto Gabriele D’Annunzio a celebrarla nei suoi libri: ne “Il Piacere” descrive una partita tra il protagonista, Andrea Sperelli, e altri personaggi, offrendo uno spaccato della vita mondana romana di fine Ottocento e sottolineando l’importanza del gioco come elemento di socializzazione e passatempo. Una scena con la Scopa come protagonista appare anche nel romanzo “Le Vergini Rocciose”, e ribadisce la passione di D’Annunzio per il gioco, che pratica in particolare durante la sua permanenza a Fiume come reggente nel 1919-1920. Qui organizza spesso serate di Scopa con i legionari e i suoi collaboratori, come modo per socializzare, svagarsi e rinsaldare i legami tra i componenti della Reggenza. Per lui il gioco assume anche un valore simbolico: una pratica da condottieri, adatto a uomini coraggiosi e capaci di prendere decisioni rapide, come quelle richieste in battaglia.

Al di là dello specifico contesto fiumano, la Scopa è stata uno dei passatempi più praticati dai soldati, offrendo un momento di svago e di socializzazione nei tempi morti tra una battaglia e l’altra. Il dopoguerra ha segnato una rinascita del gioco, simbolo di un’Italia che cercava di ricucire le sue ferite, riunendo le persone intorno a un tavolo da gioco, in un gesto di ordinaria quotidianità.

 

Le Regole

Il gioco della Scopa si può giocare in due o quattro persone, quest’ultime divise in due coppie. L’obiettivo è raccogliere il maggior numero di carte, e di particolare valore,  durante il turno di gioco. Si utilizza un mazzo di 40 carte suddiviso in quattro semi: coppe, spade, denari e bastoni. Ogni giocatore riceve tre carte e altre quattro sono disposte scoperte sul tavolo.

I giocatori procedono in senso antiorario a partire da quello alla destra del mazziere, e giocano una carta ciascuno fino all’esaurimento delle carte. Se un giocatore cala una carta che ha un valore uguale a quello di una o più carte sul tavolo, può prenderle e metterle nel suo mazzetto; se non è possibile fare prese, la carta giocata resta sul tavolo. Quando ci sono più combinazioni possibili, il giocatore deve prendere la singola carta di valore identico se presente, altrimenti può scegliere la combinazione che preferisce. Le carte rimaste sul tavolo alla fine del gioco sono prese da chi ha fatto l’ultima presa. Se un giocatore riesce a prendere tutte le carte sul tavolo con una singola giocata, fa “scopa”, guadagnando un punto, tranne se avviene con l’ultima carta della mano, che non vale punti. Per indicare la scopa, mette una delle carte prese di traverso nel suo mazzetto.

I punti vengono calcolati alla fine di ogni mano, quando le carte sono esaurite. Si guadagnano punti per:

– Il maggior numero di carte raccolte.

– Il maggior numero di denari.

– La settebello, che è il 7 di denari.

– Il maggior numero di sette, se nessuna squadra ha il settebello.

 

Le varianti

La scopa vanta diverse varianti regionali che si differenziano per regole leggermente modificate o per l’introduzione di carte speciali. Tra le più note troviamo l “Scopone Scientifico”, che si gioca esclusivamente in quattro persone con regole che richiedono grande strategia e attenzione. Un’altra variante interessante è la “Scopa d’Assi”, che premia il giocatore o la squadra che riesce a prendere tutti gli assi.

In alcune zone d’Italia si gioca anche a varianti che includono la possibilità di effettuare “scoperte”, ovvero mosse che permettono di prevedere azioni future basate sulle carte che si presume siano in mano agli avversari. Queste varianti aggiungono un ulteriore livello di profondità e strategia al gioco.

 

Un gioco di fama internazionale

Con l’emigrazione di molti italiani nel corso dei secoli, la scopa ha attraversato i confini nazionali e si è fatta conoscere in diverse parti del mondo. Oggi è comune trovarla tra le comunità italiane all’estero, e non solo; è apprezzata anche da giocatori di diverse nazionalità grazie alla sua semplicità e al divertimento che sa offrire. Tornei di scopa vengono organizzati sia in Italia che all’estero, e la scopa si è guadagnata un posto d’onore tra i giochi di carte internazionali.
La Scopa è conosciuta e apprezzata anche al di fuori dei confini italiani, principalmente tra le comunità di immigrati italiani. In alcuni paesi, come l’Argentina e l’Uruguay, il gioco ha assunto una certa popolarità anche tra la popolazione locale.

 

Conclusioni

Il gioco della scopa, con la sua ricca storia e le sue molteplici varianti, continua a essere un pilastro del divertimento nelle case di molti italiani. Che sia giocato durante una serata fra amici o in occasione di festività, rimane un simbolo di convivialità e di cultura italiana. La sua capacità di unire le persone e di creare momenti di allegria lo rende un gioco senza tempo, capace di adattarsi e di rimanere attuale anche in un’era dominata da tecnologie e giochi virtuali.

 


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