Quando Papa Leone rivelò: “Da ragazzo ho pensato al matrimonio e ad avere dei figli”
Mag 09, 2025 - Veronica Ronza
Papa Leone XIV
In una recente intervista, rilasciata al TG1, l’allora cardinale Prevost, ad oggi Papa Leone XIV, aveva raccontato le tappe fondamentali del suo percorso religioso, parlando del ruolo chiave dei suoi genitori e delle difficoltà incontrate nella scelta di dedicare la sua vita a Dio.
L’intervista al Cardinale Prevost, oggi Papa Leone XIV
“Sono nato negli Stati Uniti, a Chicago, così come i miei genitori ma i nonni erano tutti immigrati. Sono cresciuto in una famiglia molto cattolica, i miei genitori erano molto impegnati nella parrocchia, ho studiato in una scuola parrocchiale e con la vicinanza di diversi preti diocesani è nata la possibilità di diventare sacerdote” – ha esordito.
“Dopo ho conosciuto la mia famiglia religiosa, gli agostiniani. Quando sono entrato in questo seminario ero un ragazzo che viveva conoscendo sé stesso come figlio di Sant’Agostino, scoprendo l’importanza dell’amicizia, della vita comunitaria. In quegli anni, però, è nata anche una certa inquietudine, un desiderio di diventare missionario quindi di non restare nel mio paese ma partecipare ad altri tipi di lavoro come sacerdote. Son venuto a Roma per studiare Diritto Canonico, subito dopo sono andato in Perù e lì ho avuto i primi ani di esperienza come missionario in una piccola diocesi”.
“Diverse persone sono state importanti nel mio cammino, qualche sacerdote, qualche agostiniano ma anche la mia famiglia. Ricordo bene certi momenti, avevo molta fiducia nei miei genitori, la famiglia era ed è ancora molto unita anche se i miei genitori sono andati al Signore. Con mio padre parlavo di cose molto concrete, di dubbi che potevano attanagliarmi. Quando si è molto giovani capita che si pensi di lasciare questa vita, di sposarsi, di avere dei figli, una vita normale. Momenti di scelta e discernimento che erano molto importanti”.
“Mio padre, con la sua esperienza, mi parlava di cose come l’intimità fra lui e mia mamma che poteva essere tanto importante quando una vita di vocazione al sacerdozio, dell’avere una vicinanza con Cristo, conoscere Gesù, il suo amore. Mi parlava in una forma molto umana ma anche molto profonda. Aveva questa capacità di parlare ed è stato molto importante”.
“Io penso che oggi la voce della Chiesa, intesa come comunione dei fedeli, con la presenza e la testimonianza di uomini e donne che danno la loro vita tante volte in situazioni anche di violenza, guerra, conflitto, è una voce che offre grande speranza al mondo. Purtroppo non tutti hanno la voglia, gli occhi aperti per ascoltare il messaggio, c’è una sfida molto grande per la chiesa. Troppe volte abbiamo lasciato diventare istituzione la Chiesa. Quello non è il cuore di quello che è e deve essere la chiesa“.