San Giovanni a Teduccio, altro che mare balneabile: i fatti che sbugiardano il Comune di Napoli
Giu 04, 2025 - Francesco Pipitone
Mare a San Giovanni a Teduccio
Altro che mare restituito ai cittadini. È nuovamente vietato tuffarsi nelle acque di San Giovanni a Teduccio dopo i risultati dei rilievi che Arpac ha eseguito nel corso del mese di maggio, pochi giorni dopo l’annuncio dato, con enfasi, dall’assessore Edoardo Cosenza, il quale aveva aggiunto: “San Giovanni a Teduccio ha uno straordinaria tratto di mare che gradualmente stiamo restituendo ai cittadini”.
Mare a San Giovanni a Teduccio: gli slogan vuoti del Comune di Napoli
Il titolare della delega al Mare è stato smentito in pochi giorni, tra l’altro non in maniera disattesa. I cittadini sanno bene, infatti, che basta poca pioggia affinché in mare si riversi qualsiasi tipo di porcheria. La costa di San Giovanni inoltre non è stata realmente bonificata e la balneabilità, che non significa mare cristallino e incontaminato, è appesa al filo di lana.
All’amministrazione partenopea, probabilmente la più lontana della storia dal sentire della cittadinanza – come dimostrato dal caso della turista israeliana alla Taverna Santa Chiara – piacciono gli slogan vuoti e parziali. Castelli di carta destinati a crollare al primo alito di vento. E così basta fare un sopralluogo superficiale sulla riviera di san Giovanni a Teduccio per notare muri fatiscenti e pericolanti, rifiuti speciali, cementificazione selvaggia, degrado diffuso. Se il mare non è balneabile, la costa è ancor peggiore.
A constatare lo stato dei luoghi è stato un gruppo di giovani studenti insieme agli attivisti di Mare Libero che si sono incamminati lungo il litorale sangiovannese, evidenziando diversi aspetti di un contesto complesso ed emblematico.
“È fastidioso leggere articoli e commenti che parlano del recupero della balneabilità come di un dato acquisito, miracolistico, incontrovertibile, meritevole di solenni celebrazioni con tanto di fedeli al seguito” – affermano gli attivisti di Mare Libero – “Perlomeno, dovrebbe essere chiaro che, fino a quando non saranno collettati gli scarichi fognari registrati (oltre ventitré censiti da ARPAC da Piazza Municipio a San Giovanni a Teduccio), e non si provvederà alla depurazione delle acque reflue, il problema non si risolverà”.
“Del resto, non si riesce nemmeno a parlare adeguatamente delle bonifiche dei fondali marini, pari a 13.000.000 di metri quadrati, della bonifica delle stesse spiagge, dei lavori di adeguamento del depuratore di Napoli Est e, meno che mai, si discute dell’impatto che avranno le nuove opere portuali sulla linea di costa”.
Ma la presa in giro nei confronti della popolazione emerge quando si sottolinea un dettaglio: il tratto di mare di San Giovanni monitorato ai fini della balneabilità è esclusivamente quello di Pietrarsa, mentre “il resto del litorale, praticamente l’84% del litorale sangiovannese, come è classificato come ‘acque non adibite alla balneazione e permanentemente vietate (foci di fiumi, di torrenti e aree non risanabili, aree portuali e aree marine protette – anno 2025)'”.
È chiaro come parlare di mare restituito ai napoletani, seppure con balneabilità consentita a Pietrarsa, non sia altro che esagerazione, fumo negli occhi, slogan bugiardo.