Campi Flegrei, definizione della zona Gialla. Ecco i comuni a rischio


L’intera città di Napoli rientra nella mappa del rischio vulcanico, fra il Vesuvio e i Campi Flegrei. Dopo la decisione delle due zone rosse, si definiscono i contorni delle zone gialle in cui ci sono i territori esposti ad una possibile emergenza eruzione. A dirlo è Il Mattino.

Un mese fa c’è stata la delineazione della zona gialla vesuviana (di qui abbiamo già parlato), ieri sera invece la giunta regionale della Campania ha presentato il piano della zona gialla dei Campi Flegrei. Oltre a sei comuni della zona occidentale, Calvizzano, Casavatore, parte di Marano, Melito, Mugnano, Villaricca, sono stati inseriti nella zona gialla saranno anche 24 quartieri della città di Napoli, senza i quartieri che fanno parte della zona rossa vesuviana. Nella zona rossa dei Campi Flegrei, oltre ai Comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, in parte Giugliano e Marano, sono stati già inseriti i quartieri occidentali del capoluogo, da Bagnoli e Agnano a Soccavo e Pianura, a Fuorigrotta, Posillipo, Vomero, Arenella, in parte Chiaia e San Ferdinando.

In questo modo si completa il cerchio del piano di sicurezza – spiega l’assessore regionale alla Protezione Civile Edoardo Cosenzache negli ultimi anni abbiamo cercato di realizzare con il contributo determinante delle amministrazioni locali“. “Ora non vi saranno più alibi, – continua – tantomeno equivoci e motivi di confusione per lavorare, tutti insieme, all’impegnativo programma di prevenzione del rischio vulcanico“.

Per i Comuni inclusi nella zona rossa le conseguenze, in caso di eruzione, sarebbero devastanti: dalle colate laviche, a forti terremoti, deformazioni del suolo, flussi piroclastici, nubi ardenti, per le zone gialle ci sarebbero i riflessi di una emergenza: caduta di cenere ‘asciutta’, terremoti meno violenti, piogge acide, caos stradale, blocchi fognari, black-out elettrici.

Lo studio della Protezione Civile si basa su rilievi e simulazioni della ricaduta di ceneri vulcaniche dovute ad un’eruzione di taglia media, con un’altezza della colonna eruttiva pari a 12 chilometri.


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