Il 26 maggio 2015 verrà inaugurata la mostra “Pompei e l’Europa. 1748 – 1943“, presso l’anfiteatro degli Scavi di Pompei ed il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, a cura di Massimo Osanna, Adele Lagi, Ernesto De Carolis e Grete Stefani. Si tratta di un progetto espositivo di grande rilevanza incentrato sugli avvenimenti che si sono susseguiti dall’inizio degli scavi nel 1748 fino al 1943, anno del fatidico bombardamento. Oggi, dalle ore 16, il ministro Dario Franceschini, taglierà il nastro per l’inaugurazione.
Ben venti calchi pompeiani restaurati verranno esposti all’interno di una piramide, ideata dall’architetto Francesco Verona e posta nell’arena, alta 12 metri, realizzata in legno e metallo, costituita al suo interno da una cupola di cartongesso. Una serie di foto, ricomposte in pastiches, fanno da sfondo alle pareti, illuminate da luce diffusa. Tra i vari calchi, emergono quelli di una benestante famiglia di Pompei, composta da madre, padre e due bimbi che tentarono di scappare tramite la scala che portava alla marina ed al giardino della loro lussuosa dimora, la cosiddetta “Casa del Bracciale d’oro”, che aveva una vista mozzafiato sul golfo e che fu così denominata perché la donna portava al braccio un bracciale d’ingente portata e valore. Morì con il bambino tra le braccia, nel disperato tentativo di salvarlo, tenendogli la testa verso l’alto. Importante ricordare che per la prima volta è stata utilizzata la stampante 3D. Le copie ottenute in 3D potranno infatti essere spedite all’estero (le prime in Canada nel giro di qualche mese). I calchi originali naturalmente risulterebbero troppo fragili per il trasporto altrove.
“Si tratta del primo intervento di restauro, nella storia degli scavi di Pompei, condotto contemporaneamente su un numero così elevato di reperti. L’intervento vuole essere non solo recupero della materia, ma soprattutto occasione per approfondire i vari livelli della conoscenza dei materiali organici – quindi dell’uomo colpito dalla tragedia vesuviana – che rappresentano in assoluto un unicum. Il progetto di restauro interessa molteplici interventi articolati su più livelli e vede coinvolti archeologi, restauratori, antropologi, radiologi, ingegneri per rilievi scanner-laser e un tecnico di cartografia ed informatica. L’attività dell’antropologo, in particolare, al fine di delineare un profilo bioantropologico e genetico individuale, sarà di supporto al riposizionamento delle parti anatomiche da ricostruire, e suggerirà nel contempo le più adeguate indagini conoscitive biologiche, biochimiche e chimico-fisiche.”: così ha commentato la Sopraintendenza, come riportato dal Corrieredelmezzogiorno.it.
In parallelo, per la seconda parte della mostra saranno esposte ben 250 opere d’arte tra cui i “Gladiatori” di Giorgio de Chirico” e “Deux femmes courants sur la plage” di Picasso.