Incidente in diretta Facebook, Provenzano si è svegliato: “Amava i suoi figli”


Quello dell’uso dei cellulari alla guida è un problema che attraversa tutta l’Italia e non solo. Bastano pochi secondi di distrazione e delle vite possono essere spente per sempre. Che sia la lettura veloce di un sms, una diretta Facebook o lo scatto di una foto, la strada non perdona e si cosparge di sangue.

Il caso di Fabio Provenzano e i suoi due figli rientra nella cerchia di morti bianche sulle strade. L’incidente mortale, avvenuto lo scorso 12 luglio sul tratto tra Palermo e Mazara, ha infatti provocato la morte dei due figli del trentaquattrenne siciliano alla guida.

Il figlio maggiore, di 14 anni, è morto sul colpo, quello più piccolo in un secondo momento, a seguito di gravi danni celebrali.

L’accaduto ha scaturito reazioni molto forti e, come spesso accade nei nostri tempi, i vari social sono diventati luogo di condanne e sentenze.

A tal proposito, è intervenuta Valeria, la fidanzata 28enne dell’uomo, che dichiara sul Giornale di Sicilia: “Amava i suoi bambini, ne hanno tutti approfittato per fare uno scandalo. Sappiamo solo noi quanto abbiamo sofferto e cosa abbiamo passato. Siamo essere umani e sbagliamo, tutti. So che lui morirà quando saprà di questo incidente”.

E Fabio lo saprà presto. Infatti, dopo due settimane di coma farmacologico, ha riaperto gli occhi e secondo i medici di villa Sofia sarebbe fuori pericolo, nonostante resti in prognosi riservata. Ancora non è chiaro se l’uomo è stato informato della sua perdita e sulle dinamiche da lui stesso provocate.

Purtroppo questo è solo uno dei tanti casi assurdi in cui per una “piccola distrazione” alla guida si finisce per morire o provocare la morte di un nostro caro o magari di qualcuno che neanche conoscevamo prima. Bastano pochi secondi e sogni, obiettivi e ambizioni finiscono tra le lamiere accartocciate di un veicolo.
Intanto si continuano a fare campagne di sensibilizzazione, cosa giustissima ma bisogna capire quanto davvero infuenzino i nostri comportamenti.

Ma soprattutto, si continua a commentare i “fatti degli altri”, a “giudicare” e va bene se poi siamo impeccabili nel nostro privato. Probabilmente, fatti come questo possono certamente provocare rabbia, ma devono anche necessariamente portare a una riflessione. Chiediamoci, piuttosto: la prossima volta eviterò di leggere quell’sms, di fare quella stupida foto, di guardare per un attimo, solo un attimo, sullo schermo illuminato mentre impugno il volante?


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