Il Regno Unito dice no a pizzaioli e camerieri: stop all’ingresso anche a chi non parla inglese


Sono circa 700 mila gli italiani che risiedono nel Regno Unito (non tutti però sono registrati all’Anagrafe residenti all’estero). E ogni anno questo numero cresce con l’arrivo di nuova forza lavoro proprio dal nostro Paese. Ma le cose stanno per cambiare per colpa della Brexit. Dopo un periodo di transizione, a partire dal 2021 ci sarà lo stop definitivo agli ingressi a Londra e in tutto il Regno Unito per gli immigrati ‘a bassa qualificazione’ e che non parlano inglese.

Provvedimenti molto duri e restrittivi che riguardano la maggior parte degli italiani che si trasferiscono a Londra e provincia come camerieri o pizzaioli. Il Regno Unito si ispira così al modello australiano con delle linee guida illustrate oggi dalla ministra dell’Interno Priti Patel e volute fortemente da Boris Johnson.

Per trasferirsi nella capitale Londra e in tutto il Regno Unito si dovrà non solo già avere un lavoro, ma parlare bene la lingua inglese e guadagnare almeno 32 mila euro all’anno. Una cifra altissima che preclude la possibilità di trasferirsi a tantissimi italiani e anche napoletani che cercano fortuna nella terra inglese.

I richiedenti, europei e non, dovranno avere per ottenere il visto un minimo di 70 punti. Punti attribuiti (10 o 20 per voce) soltanto a chi ha già offerte di lavoro da 25.000 sterline l’anno in su, titoli di studio specifici, qualificazione per settori con carenza occupazionale nel Regno Unito e conoscenza dell’inglese.

Con la Brexit a rischio quindi non sono solo i prodotti del made in Italy ma anche i semplici lavoratori che sperano in stipendi più alti rispetto a quelli italiani e in una possibilità di carriera. Una manovra che non è piaciuta a molti commercianti che si basano proprio sul lavoro degli emigrati ‘a basso costo’ per mandare avanti le loro attività commerciali e sui pizzaioli napoletani per sfornare pizze simili al nostro Paese. Ma il ministro dell’Interno ha già pronta una soluzione: robot tecnologici sostituiranno infatti la manodopera umana.


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