Burioni si ritira dai media: “In silenzio stampa fino all’autunno”. Nel mirino dei media le consulenze pagate fino a 200 mila euro


E’ stato uno dei virologi più ricercati in questi due mesi di emergenza. Ospite fisso da Fabio Fazio nel corso della trasmissione ‘Che Tempo che fa’, Roberto Burioni ha cercato di spiegare agli italiani il coronavirus. Non senza imbattersi in più di una polemica contro altri virologi, in primis il napoletano Giulio Tarro.

Ma ora che l’emergenza in Italia sembra essere superata, Burioni annuncia in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ di voler lasciare la televisione e ritornare al suo vecchio lavoro: quello di insegnante universitario. Pesano anche le pesanti critiche relative ai soldi incassati dal virologo del San Raffaele di Milano per le sue consulenze. Secondo un articolo dell’Espresso, contratti fino a 200mila euro e consulenze date ad aziende vip del calibro di Gucci, Marella, Tim e Snam. 33 mila quelli ricevuti dalla Ferrari.

Ma non è solo questo a spingere Burioni a ritirarsi dalla televisione:

Torno alla mia vera aula, quella universitaria e starò in silenzio stampa almeno fino all’autunno. In tv e sui giornali ho detto quello che dovevo. Ora per un po’ non andrò nei media. Piuttosto vorrei scrivere un testo universitario, dedicarmi ai miei studenti: mi sono mancati. Ma nell’ultimo monitoraggio di Agcom: nel periodo più buio, dal primo marzo al 30 aprile, non sono entrato nemmeno nei primi dieci più presenti nel dibattito pubblico. Non mi confronto mai pubblicamente con persone che non sono qualificate a parlare della mia materia”.

Sulla sua famosa frase detta il 2 febbraio e relativa a un rischio zero dell’Italia a essere colpita dal coronavirus, Burioni afferma:

“Questo non me lo spiego perché circola in rete: l’ho detto in un momento in cui non c’era alcuna evidenza, come se ora lei mi chiedesse se in Italia circola la malaria. Dovrei rispondere che circola? Però, badi bene, nessuno va a prendere le frasi che ho rilasciato il 22 gennaio, quando ho detto testualmente: “Le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi”. In Italia ti perdonano tutto, ma non la popolarità”.

Sulle cifre delle consulenze rese note dall’Espresso il virologo si difende:

“Sulle consulenze dico una cosa semplice: chi dovrebbe aiutare la ripartenza di un Paese se non un esperto di queste questioni? Se la Ferrari mi chiede un aiuto, dovrei dire di no? Io ritengo che sia un dovere dare una mano. E un professionista va pagato, perché altrimenti si tratta di sfruttamento. Mi hanno accusato di speculare sulla pandemia persino quando è uscito il mio ultimo libro, Virus, anche se tutti sapevano che i proventi sarebbero andati alla ricerca”.


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