Violenza sulle donne, Roberta. “10 anni di torture, una volta mi ha salvato mia figlia”


Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, purtroppo un argomento ancora molto attuale in Italia. Nel 2020, complice anche il lockdown, i numeri parlano di una donna uccisa ogni 3 giorni. Numeri troppo elevati per una società che molto spesso colpevolizza la vittima e non il carnefice.

Sono tante le storie di violenza e abusi che le donne subiscono negli anni e non denunciano per paura o perché troppo innamorate per vedere la realtà. Roberta, una ragazza di 30 anni di Scampia in un’intervista a Repubblica a cura di Conchita Sannino – ha raccontato il suo calvario durato 10 anni con suo marito che la torturava, rischiando più volte di perdere la vita.

Eravamo due studenti quando ci siamo conosciuti. Stesso parco, famiglie tranquille, e lui sembrava solo un po’ geloso. Invece mi ha devastato la vita. Ed è un miracolo che io e i miei figli siamo vivi. Gli ho consentito di opprimermi con le sue fobie e gelosie, ho consentito che mi prendesse a pugni o a calci, perfino che mi cronometrasse il tempo quando andavo a prendere i figli a scuola: doveva controllarmi. È sempre stato malato, e ottuso il suo sentimento. Ma lo capisco ora, ero troppo piccola o fragile per strappare da me quella roba“.

Roberta racconta delle violenze fisiche subite e delle minacce e i ricatti ricevuti dopo averlo denunciato: “Una volta stavo perdendo un occhio per le percosse, un’altra volta lui mi stava soffocando con le mani sulla gola. Mi ha salvato la mia piccolina, che gridò: “Ma cosa stai facendo a mamma?

Per amore dei miei figli, non ostacolavo mai il suo rapporto con i bambini, tendevo a farli stare insieme se il padre lo chiedeva. Ma li usava come arma di ricatto. “Se non sali in macchina con me, non ti faccio più vedere i bambini e non te li do“. Un’altra volta, nel gennaio del 2017, li tenne con sé una settimana, scoprii che al mattino non li mandava a scuola e lo chiamai per protestare. Ma li sentivo piangere, mentre lui diceva : “Se non torni, gli faccio del male, sto a un piano alto, lo sai

Ora è tutto finito – o quasi – per Roberta perché lei quell’uomo continua ad incrociarlo per strada perché la giustizia è troppo lenta e lei ogni volta rivive gli incubi di quei 10 anni. Infine Roberta lancia un appello a tutte quelle ragazze e donne che ancora non hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare, a tutte quelle ancora vittima di violenza sulle donne: ” La vita è un dono, e abbiamo il dovere di salvarci. Dite basta, voi non siete deboli come pensate. Non siate sottomesse“.


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