Petizione contro le baby-gang


Dopo il moltiplicarsi dei casi di violenza di baby-gang ai danni di studentesse universitarie, alcuni studenti dell’università attualmente più coinvolta, l’Orientale, hanno deciso di lanciare una petizione online. I dettagli su LaRepubblica.it

Baby gang all’assalto nella zona universitaria. Alcuni studenti dell’Orientale e della Federico II hanno lanciato una petizione on line per chiedere al sindaco Luigi de Magistris e alle forze dell’ordine di fermare le aggressioni ai danni di studentesse verificatesi in questi mesi tra via Marina, corso Umberto e via Duomo.

Oltre tremila firme sono state già raccolte in poche ore sul sito Avaz. org per ottenere volanti e controlli davanti alle facoltà. “Vi scrivo a nome degli studenti  –  si legge nell’appello allegato alla petizione – Ormai siete la nostra unica risorsa, visto che le forze dell’ordine non sembrano interessarsi alla questione che sto per porvi. Da diversi giorni davanti a due sedi universitarie (Palazzo del Mediterraneo in Via Nuova Marina, e Palazzo Santa Maria Porta Coeli in Via Duomo) si sono verificati atti di bullismo da parte di una baby gang. Questi ragazzini hanno aggredito alcune studentesse prendendole alle spalle, spintonandole, molestandole e picchiandole. Molte ragazze hanno paura di continuare a frequentare i corsi per non rischiare gli stessi abusi. Sembra che le denunce stiano arrivando soltanto su internet e su Facebook. Vi chiediamo di aiutarci”.

Su Facebook è stato fondato un gruppo per la stessa causa, dall’eloquente nome “Tuteliamoci!”, dove qualcuno però ha invitato gli utenti a mantenere la calma. Nessuna delle vittime, a quanto pare, finora ha denunciato formalmente l’accaduto alle forze dell’ordine per “sfiducia nei confronti di chi dovrebbe proteggerci  –  hanno detto le ragazze  –  Una delle studentesse, infatti, avrebbe segnalato l’aggressione alle forze dell’ordine – hanno aggiunto – senza ottenere l’attenzione sperata. E’ noto a tutti ciò che accade all’uscita dalle facoltà e al centro storico in generale, ma nessuno interviene. Basterebbe forse qualche pattuglia in più”.

Dalle testimonianze delle universitarie che chiedono di restare anonime, si può ricostruire la dinamica dei raid messi a segno soprattutto nelle ore pomeridiane da bande di teppisti tra i 9 e gli 11 anni. Dopo aver scelto la vittima, i ragazzini la circondano, le sputano addosso, la offendono, la strattonano e, nei casi più gravi, la picchiano o la palpeggiano. Il tutto nel giro di pochi minuti. Tra alcune matricole si è diffuso il panico, tanto che in molte si stanno organizzando per tornare a casa in gruppo.

Solo l’altro giorno Irene (nome di fantasia) ha denunciato su Facebook di essere stata avvicinata da una decina di ragazzini mentre camminava in compagnia di due amiche al corso Umberto. La baby gang l’ha offesa e le ha sputato addosso più volte. I teppisti le hanno chiesto di consegnare casco e telefono, e l’hanno spintonata. Poi di fronte a una reazione si sono dileguati.

A un’altra studentessa è andata peggio: “Mi sono ritrovata 5-6 ragazzini addosso dopo aver seguito un corso nel Palazzo del Mediterraneo di via Marina  –  ha raccontato  –  Stavo attraversando una stradina secondaria con le stampelle, la banda mi ha fatto cadere a terra, mi ha tirato i capelli, presa a calci e insultata. I teppisti sono scappati quando hanno sentito il rumore di un cancello”.

La denuncia di F. risale invece a qualche settimana fa: “Sono uscita verso le 17 e 30 dal Palazzo del Mediterraneo  –  ha scritto su Facebook la studentessa dell’Orientale  –  Una ventina di ragazzi si è fiondata su di me e ha cominciato a picchiarmi. Ho ricevuto calci e pugni e mi hanno trascinato per la borsa. Quando sono scappati, mi sono rifugiata in un bar di via Marina e il proprietario mi ha detto che non è la prima volta che accadono cose del genere. Se ci sono altre vittime, si facciano avanti. Facciamo arrivare qualche pattuglia in zona per la nostra sicurezza”.

G. è stata aggredita ad aprile con un’amica poco lontano da via Duomo, all’uscita da un supermercato: “Una banda di circa 20 ragazzini  –  racconta – ci ha aggredito alle spalle: ci hanno tirato i capelli e dato calci alle ginocchia per buttarci a terra. La cosa agghiacciante è stata l’assoluta lucidità con la quale hanno agito. Erano molto piccoli e c’è da dire che non ci hanno rubato nulla. Per loro siamo state solo il passatempo di cinque minuti. Il paradosso è che dobbiamo ritenerci fortunate perché eravamo molto vicine al corso Umberto I e siamo riuscite a scappare”.

Il caso più indietro nel tempo, ma forse anche quello più grave, riguarda una studentessa fuori sede di Giurisprudenza, che dopo l’aggressione

subita ha deciso di tornare nella regione d’origine e non vivere più in città o frequentare i corsi: “Da due anni  –  si è sfogata  –  vengo a Napoli solo per sostenere gli esami. Quell’aggressione mi ha sconvolto. All’uscita dall’università una decina di ragazzini si è buttata addosso. Uno di loro mi ha dato un pugno nell’occhio molto forte e gli altri, approfittando del fatto che avevo perso i sensi, mi hanno palpeggiato”.


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