Sud trattato da colonia: 70 miliardi del Recovery Fund scippati e regalati al Nord


È ormai opinione diffusa: sulla ripartizione del Recovery Fund si giocherà la partita politico-economica dei prossimi decenni e soprattutto del 2021. Cos’è il Recovery Fund? Esso non è altro che “il Piano Marshall europeo del nuovo millennio” che potrà permetterci di uscire dalla crisi pre e post Covid. Debiti a parte da ripagare in futuro, il Recovery Fund prevede la ripartizione di 209 miliardi di euro per l’Italia in base a tre criteri fondamentali: popolazione, livello di disoccupazione e livello di reddito prodotto.

Recovery Fund: pronta l’ennesima rapina al Sud

Il Nord ha il doppio circa del reddito rispetto al Sud e circa la metà della disoccupazione, per cui il 66% dei fondi dovrebbe essere destinato al Sud ed il 34% al resto dell’Italia come attestato da recenti studi di M24A di Pino Aprile. Ma purtroppo lo stato italiano intende seguire un filone, che molti riterrebbero “coloniale” e che prevede ancora una volta di accantonare il Sud (come dal 1861), ribaltando gli accordi ufficiali del “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio” approvato a Bruxelles il 28 maggio 2020, con il rischio di far perdere al Sud una cifra che va dai 50 ai 70 miliardi di euro (ed oltre).

Sembra strano che il ministro del Sud Giuseppe Provenzano si vanti da diverso tempo di “aver difeso a spada tratta” il 34% dei fondi che spettano al Mezzogiorno, benché questa percentuale sia un diritto garantito dalla Costituzione, in quanto rispecchia la popolazione presente sul territorio. Non dimentichiamo che secondo i recenti studi di Eurispes, Svimez, e tanti altri economisti e quotidiani (tra cui il nostro), dal 2000 al 2017 al Sud sono stati sottratti 840 miliardi di euro dirottati poi al Centro-Nord in base alla spesa storica, il tutto spesso con la complicità di una classe politica del Sud spesso appartenente a partiti del Nord e divisa da troppo tempo.

L’unità d’Italia ha unito il Nord da sempre diviso e diviso il Sud da sempre unito. Prima del 1861 l’attuale Nord era composto da tanti piccoli e litigiosi regni, mentre il Sud era culturalmente unito dai tempi della Magna Grecia e nazione dall’anno 1130. Negli ultimi 160 anni seguendo un filone nord-centrista, si è venuto a creare quello che oggi al Sud chiamiamo “P.U.N.” (“Partito unico del Nord”), giacché quando bisogna prendere decisioni per il Nord sono tutti uniti, sia destre che sinistre, che invece sono divise quando si parla del Sud. Troppi i “furti legalizzati” in 160 anni ai danni del Sud (i fondi del Piano Marshall, quelli della Cassa per il Mezzogiorno, le distribuzioni per le spese sanitarie, la spesa storica e così via), ma qualcosa sta cambiando e per il Recovery Fund si torna a parlare di Nord e Sud (problema mai superato) piuttosto che di destra e sinistra.

Del resto se l’Italia dovesse ricevere tutti questi fondi lo dovrebbe proprio al Sud ed al suo stato attuale di “arretratezza ed abbandono”. Una cosa è certa: se questi fondi giungessero al Mezzogiorno, diminuirebbero i disoccupati, sorgerebbero aziende, magari i meridionali non sarebbero più costretti ad emigrare al Nord, ma comprando prodotti delle aziende del Sud toglierebbero anche tanti miliardi dalle tasche del Nord: sarà questa la paura dei “nordisti”? Un castello di carta che crollerebbe.

Insomma, la classe politica del Sud non può permettere un’ennesima ingiustizia ai danni della sua terra, ed infatti il primo governatore regionale del Sud a ribellarsi a questo sistema è proprio Vincenzo De Luca, che in queste ore ha espresso il desiderio di istituire un tavolo di lavoro con tutti i presidenti del Sud e formare finalmente un fronte compatto per contrasta, come spiega, “gli interessi di quei gruppi di potere nel Nord che cercano di commettere un furto ai danni del Sud”. Insomma, a quel P.U.N. c’è il diritto/dovere di istituire un Partito Unito del Sud che torni a mettere al centro gli interessi di quel Sud trattato da colonia. In queste ore anche il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, si è aggregato alla denuncia di De Luca: “Ancora una volta il Sud è mortificato. Se all’Italia è stata attribuita la fetta più consistente delle risorse del Recovery Fund, lo si deve proprio al Meridione. Ora, invece, il governo Conte dirotta al Nord la parte più cospicua. E questo nonostante il parere contrario di tutti i presidenti della Regioni del Sud al di là degli schieramenti politici”.

Anche il neonato Movimento per il Nuovo Sud, il partito meridionalista “nato da una costola” del Movimento Neoborbonico con il motto “né a destra né a sinistra ma a Sud”, ha invitato più spesso la classe dirigente meridionale a compattarsi contro quello che dopo 160 anni è un vero ed unico partito del Nord. Sarà insomma l’ultima goccia che porterà alla divisione definitiva dello stato in macro-regioni auto-determinate, oppure vedremo finalmente il superamento del gap Nord-Sud con un’Italia unita senza più avversità?


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