Senza infamia e senza lode: questa è la politica che non ci piace


Signori e signore, bentornati alla normalità. Quanto mi è mancato lo slogan “torniamo al voto”, che dai tempi di Garibaldi si presenta ciclicamente in questo strano mondo chiamato Italia. Per troppo tempo ho sperato che un litigio, una parola di Salvini o uno strafalcione di Toninelli potesse riportarci in cabina elettorale. E finalmente eccoci qua, è arrivato! Da italiano, anch’io purtroppo non so stare senza caos.

Come potete evincere dal mio preambolo, la situazione odierna non è troppo lontana dai tempi passati. Si fa finta di litigare, si evitano le responsabilità e si fa tutto il possibile per non perdere quella tanto sudata poltrona, diventata sempre più il “posto fisso” di cui Checco Zalone parla nel suo ultimo film. La mia preoccupazione va oltre queste bischerate e non so quale santo potrà aiutarci a scamparne. 

BerlusconiAvete presente Fuga senza fine? Per chi non lo conoscesse, parlo di un bel romanzo di Joseph Roth, scritto negli anni ’20. Ad un certo punto della storia, il protagonista (il militare Franz Tunda) si ritrova in una maestosa villa dell’alta borghesia tedesca. All’interno, le stanze sono arredate con una serie di chincaglierie orientali, bizantine ed africane. Sono i souvenir dei tanti viaggi della proprietaria, la quale ha ricreato in casa le bellezze delle sue gite. Una volta notato ciò, Tunda resta però alquanto sorpreso dagll’argomento di discussione, che infiamma l’oratoria dei padroni di casa: la supremazia dell’identità tedesca. Ma come? In una casa che sembra un tempio zen, si esalta l’identità tedesca? Roba da matti.

Il punto della mia critica è proprio questo. Al di là di ciò che si voglia dire, in politica come nella vita privata e quant’altro, il problema è che chi parla oggi, non pensa veramente ciò che ha appena affermato. Pare che non si seguano più valori, ideali prefissati, una buona etichetta. Sembra quasi che nulla più ci freni. Stento oggi a vedere quell’integrità personale, che nella storia ha permesso agli uomini di essere coerenti e liberi, anche se non per forza supervincenti. E mi tocca constatare che la politica è specchio di tutto ciò, prima ancora della società civile. Invece di educare, la classe dirigente diseduca.

Tanto per intenderci meglio, a me non fanno rabbridire le parole dei politici, ma la loro capacità di rimangiarsi tutto e dire il contrario di ciò che avevano espresso il giorno prima. Non ho paura dei discorsi dei grandi oratori, ma dellle loro azioni, completamente avulse dai loro millantati “stili di pensiero”. Così siamo arrivati ad avere una Destra che difende la famiglia tradizionale e l’identità, pur rinchiudendosi negli harem e mangiando la sera il kebab. Una Sinistra che a parole mostra tanto affetto per gli ultimi, ma ai fatti non è mai uscita dai Parioli. Addirittura al Governo (anche se ancora per poco) vi è un Movimento, che sembra aver fatto dell’assenza di ideali il suo baluardo contro gli avversari. 

di-maio-salviniDove sono i tempi dove si rinunciava, ci si sacrificava per le proprie idee? Dove sono quelli che mai avrebbero fatto o detto certe cose, perchè contrarie ai propri valori? Dove sono quelli che scendevano a compromessi, ma fino ad un certo punto? Dove la mettiamo oggi la frase di Indro Montanelli, per cui ‘gli uomini non si giudicano per le loro idee, ma da come le servono’?

Questo è ciò che mi fa più male. Una perdita di valori e di integrità che è sempre stata (anche se in modo diverso in base alle varie epoche) il prodromo di ogni fallimento umano. Un malessere ai cui tutti partecipiamo, anche chi vi scrive. Sono anch’io figlio del mio tempo. Perciò dico che questa società civile, ma soprattutto questa politica non mi piace. Anzi, non ci piace. 


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