Le Iene e il solito servizio che ridicolizza i Napoletani


Ieri sera è andato in onda l’ennesimo servizio che mette in ridicolo i Napoletani e la cultura napoletana, nel programma Le Iene in onda sulla Mediaset, ad opera di Enrico Lucci, romano di Velletri. Giunto a Caivano, va da un uomo che per festeggiare l’anniversario di matrimonio ha “regalato” una serenata alla moglie, chiamando il cantante Luciano Caldore che sfoggia tutta la sua attrezzatura per far arrivare, dalla strada al decimo piano, la musica fino alla casa della donna. Il vicinato partecipa alla sorpresa e canta insieme al neomelodico, gli altri sono affacciati e una zia afferma che quelle serenate sono un’usanza comune, ad ogni anniversario si usa così. Non potevano mancare le persone sulle moto, cui Lucci domanda perché stanno senza casco, e i ragazzini sui quad anch’essi senza protezione, così come l’inquadratura al tizio che filma tutto con il suo smartphone con la cover del Calcio Napoli. Ancora poi, la figlia sedicenne della coppia che festeggia con la piccola che ha partorito a 14 anni, per far finire il tutto con lo spettacolo di fuochi d’artificio.

I Napoletani si sono scocciati di essere ridicolizzati e sputtanati quotidianamente. I cafoni, come quelli del servizio di Lucci, esistono e nessuno vuole dire il contrario, però la si deve smettere di fare in modo che il resto d’Italia pensi che quella sia la norma a Napoli e dintorni, che sia prassi quotidiana chiamare il neomelodico e invadere le strade. Perché non dedicarsi anche ai cafoni di Milano? Perché non andare a vedere che fanno i coatti di Roma? Perché, immancabilmente, lo stereotipo deve richiamare anche gli altri stereotipi, come, in questo caso, la gente e i ragazzini su veicoli senza casco? Quella cover del Napoli era proprio necessaria per la buona riuscita del servizio?

Napoli non è fatta di vaiasse e vrenzole, la musica napoletana non è quella neomelodica, a Napoli il casco si indossa e a 14 anni le ragazzine vanno a scuola: questa è la normalità di Napoli. Le ragazze-madri, l’evasione dall’obbligo scolastico, il senso civico e quant’altro sono problematiche serie che appartengono ad ogni metropoli, non meritano di essere ridicolizzate da un programma servo del padrone nordico, il quale nasconde nell’armadio i propri imbrogli e dirotta l’attenzione ricorrendo al solito sputtanamento. È da oltre 160 anni che Napoli è sulla bocca del mondo a causa degli interessi politici ed economici di altri, e il risultato è la distruzione culturale, sociale ed economica della città e del Mezzogiorno intero, perché non dobbiamo dimenticare che i “progetti” per la città partenopea sono gli stessi per tutto il Sud, ossia la riduzione a colonia interna.

A fatica Napoli si sta riprendendo, e certamente non per merito della politica, bensì della gente comune che ogni santo giorno combatte per la città, contro il potere politico e mediatico al quale interessa soltanto un Sud sottomesso, dove poter continuare a fare i propri interessi. Questa opera di ridicolizzazione e sputtanamento altro scopo non ha che quello di sopprimere l’orgoglio, di far abbassare la testa, inculcare nelle persone il senso di inferiorità, l’inferiorità della propria cultura, quando invece è da questa Terra, il Sud, insieme agli antichi popoli del Mediterraneo e dell’Egeo cui è affine, che è partita l’opera civilizzatrice del resto d’Europa e non solo. Basta viaggiare nelle terre citate per scoprire gli innumerevoli punti di contatto che ancora oggi persistono tra le popolazioni, le quali hanno fatto parte di civiltà i cui valori sono tuttora inarrivabili per noi contemporanei, e che ci hanno fatto colpevolmente, dolosamente e dolorosamente dimenticare.

Ci siamo stancati, e siamo arrabbiati.


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