Razzismo: basta parole, servono i fatti. Il Napoli deve davvero uscire dal campo

Radar sonoro negli stadi italiani per individuare chi canta cori razzisti


Carlo Ancelotti è stato chiaro: in caso di ululati e cori razzisti provenienti dagli spalti le partite vanno sospese. Se non ci pensassero gli arbitri, ci penserebbe lui a dire ai suoi calciatori di fermarsi e tornare negli spogliatoi, a costo di perdere la partita a tavolino.

Una possibilità paventata, implicitamente o esplicitamente, più di una volta e che ieri non poteva, ma doveva verificarsi. E che siano ignorati tutti i cosiddetti professoroni che sulle pagine dei giornali e nelle televisioni affermano che, in tal modo, si finirebbe per dare troppa importanza ai razzisti. Il problema viene infatti ignorato sistematicamente da decenni, eppure non ci risulta che tale atteggiamento abbia prodotto qualche risultato. Al contrario, è proprio la sostanziale impunità ad incoraggiare i cori razzisti.

I segnali in tal senso sono ormai evidenti. Se il prefetto Giuseppe Pecoraro afferma chiaramente che Inter-Napoli andava sospesa, se il sindaco di Milano Beppe sala promette di lasciare lo stadio non appena sentirà nuovamente cori razzisti, c’è anche chi, come Marcello Nicchi, passa al contrattacco: secondo il presidente dell’AIA sulla questione si parla molto a sproposito, gli arbitri sanno cosa fare. Lo sanno così bene, aggiungiamo noi, che ieri si sono fatti scappare la partita dalle mani e abbiamo visto un finale assolutamente indegno e fuori controllo.

Cosa sarebbe opportuno fare, allora, in questi casi? Tenere fede alle promesse, semplicemente. Il Napoli deve davvero uscire dal campo.

Un gesto così plateale farebbe il giro del mondo, spostando l’attenzione di tutta la stampa estera, sportiva e non, sulla questione del razzismo nell’Italia calcistica e non solo. Una figuraccia planetaria potrebbe davvero spingere il nostro Paese ad affrontare seriamente il problema.


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