Tornato dall’Inghilterra questa estate, fra due settimane ripartirà alla volta di Manchester dove nel giro di un anno e mezzo dovrebbe portare a compimento la sua prima opera editoriale. Ha girato 100 stadi tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord svegliandosi alle prime ore del mattino e ritornando a casa anche a notte fonda. I suoi viaggi sono nati dalla passione per il calcio inglese e raccolti in un libro quando il giovane Ivan toccherà quota 300 stadi. Ci saranno foto degli impianti, dei tour ai quali ha partecipato, la storia delle società e le informazioni utili per potersi recare nelle strutture sportive.
Un’opera che rappresenterà una novità assoluta. Finora nessuno è riuscito a mettere insieme un numero così ampio di impianti in quella che sarà una sorta di guida proposta con la soggettività dell’autore.
“Amo l’Inghilterra, fin dai tempi delle scuole elementari e a 19 anni partii per un viaggio con biglietto di solo andata. Vidi 4 stadi e rimasi scioccato. Sono ritornato in Italia, imparato l’inglese e messo da parte un po’ di soldi. Tra 15 giorni ritornerò sperando di porre le mie radici impianta stabile”.
L’idea di scrivere un libro è nata quasi per caso: “Ero ad appena a 50 stadi visitati quando costruì una pagina facebook ad hoc. Ha riscosso interesse e parlando anche con i miei amici ha partorito l’idea del libro. Ogni stadio ha una storia a sè”.
Il tempo trascorso Oltremanica gli ha consentito di farsi un’idea sulle differenze tra lo spirito sportivo inglese a confronto con quello che si respira nel nostro Paese: “Esistono differenze infinite. Le strutture sono all’avanguardia e il clima prepartita è totalmente diverso. E’ come recarsi in un teatro dove ognuno rimane al suo posto. C’è molto ordine e le strutture anche quelle ultra centenarie posseggono ristoranti e qualcuno anche l’asilo nido. Fai i tuoi negli stadi con un guida che ti spiega tutto, mettendoti a conoscenza di aneddoti sconosciuti. E’ un’altra cultura, un’altra organizzazione”.
Da queste parti il campanilismo esasperato, i problemi di una mancanza di valori condivisi si riflette nei cori da stadio, spesso e volentieri offensivi e dal sapore razzista. Su questo fronte come è messa l’Inghilterra? “20 anni fa c’era il problema hooligans. Risolto quello oggi c’è molto controllo e qualsiasi cosa che non sia ammessa viene spenta sul nascere e ridimensionata. Di insulti rivolti ai rivali non li ho mai sentiti”.
Ma gli inglesi cosa pensano del calcio italiano? “Loro ci ammirano dal punto di vista tattico. Calciatori come Zola, Vialli e Di Canio sono rimasti nei cuori dei tifosi. Complessivamente non sono entusiasti del nostro calcio, in tv non si vede. Ma loro sono diversi, preferiscono andarsi a vedere la partita della squadra della loro città o quartiere anche se gioca in Serie C”.